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Visualizzazione dei post da giugno, 2024

La Paura in Psicologia

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Prima di addentrarci nell'interpretazione delle due fiabe sulla paura, cerchiamo di dare una definizione del termine "Paura" in psicologia. La paura è un'emozione cosiddetta primaria, di base, perché appartiene a tutti gli esseri viventi, quindi è universale. Ha una funzione estremamente importante perché adattiva, nel senso che "protegge". Manifestandosi in risposta a una minaccia, che sia reale o percepita, ci mette in condizioni di salvarci. Di fronte a un pericolo l'intero organismo si allerta, coinvolgendo sia la mente che il corpo. L' amigdala, agglomerato di nuclei nervosi che si trova nella parte più interna dei lobi temporali del cervello, agisce come un vero "sistema di allarme" attivando così le risposte fisiologiche nelle reazioni di "attacco o fuga". Cioè, se affrontare l'ostacolo oppure scappare per mettersi in salvo. L'area più razionale del cervello (l'ippocampo e la corteccia prefrontale) comunica in q

Racconti sulla paura - Palla di Ghiaccio

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  "Palla di Ghiaccio" era un pupazzo di neve. Lo avevano costruito 3 ragazzine dopo una grande, abbondantissima nevicata. Ma andiamo per gradi, e un po' per volta vi racconterò. Quella notte non aveva mai smesso di nevicare. Nel buio, i fiocchi candidi, larghi e lievi, parevano ali di farfalla. Dalla serranda della finestra, non completamente abbassata, Stella poteva vederli scendere -e proprio come farfalle bianche- danzavano con grazia impetuosa nell'aria. Non riusciva a dormire quella sera, così si alzò piano dal letto, attenta a non fare rumore per non svegliare i genitori che dormivano nella camera accanto, e ancora più attenta a non svegliare la sorellina che dormiva nel letto vicino al suo. Sì avvicinò alla finestra a piedi nudi, tirando su -piano piano- la cinghia per sollevare la serranda, e guardare meglio. La faccia e il naso schiacciati contro il vetro gelido della finestra, gli occhi dilatati per attraversare meglio il buio. La neve che ora cadeva sempre

Racconti sulla paura - Storia di Strizza

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  Strizza era un "quasi adolescente". A dire la verità non è che si chiamasse proprio "Strizza", certo che no, il suo vero nome era Luca, ma quello era il soprannome che gli avevano dato in famiglia da quando era piccolo. Ora aveva compiuto i 13 anni, ma a quel nomignolo si era abituato anche lui. Non che gli piacesse, ovvio, ma era abbastanza onesto con se stesso da ammettere che un po' lo meritava. Luca aveva paura. Magari a ognuno di voi, mentre leggete, verranno in mente le paure più frequenti nei bambini, come la paura del buio, dei ladri, dei luoghi alti, oppure di quelli chiusi, di rimanere in casa da soli, o dei brutti sogni ... insomma, delle paure più "normali" nei ragazzini. Invece no. No, Luca -o meglio Strizza- aveva una paura più "adulta", se così si può definire: aveva paura di ciò che non conosceva. Intendiamoci, non di ciò che non conosceva riguardo cose mai fatte che avrebbe dovuto affrontare: come ad esempio passare a class

Consapevolezza che cura

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Nel post precedente vi ho detto che avrei spiegato meglio il motivo del mio abbandono della Scuola di Terapia Psicocorporea alla fine del secondo anno. Forse una buona soluzione potrebbe essere quella di cercare di descrivere le sensazioni che ho avvertito maggiormente mano a mano che frequentavo le lezioni di pratica. Nervosismo, inadeguatezza, dubbi, rabbia, tensione, insofferenza, ma anche curiosità. E speranza di salvezza. Fondamentale era imparare a "lasciarsi andare", cosa per me estremamente difficile. Nella giornata introduttiva al corso, nella descrizione dei casi clinici, la prima idea che ha attraversato la mia mente è stata: NO. Io non ce la farei mai. Non riuscirei a emettere suoni, fare strani movimenti, smorfie, né tantomeno intensificarli, forzarli, esasperarli. E mi tornano in mente le parole di Roland Barthes in Frammenti di un Discorso Amoroso: "Io posso fare tutto con il mio linguaggio, ma non con il mio corpo. Posso modellare a mio piacimento il mio

Evita di evitare, ma evita di metterti alla prova se non ti senti pronto.

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Nella pagina nella quale ho parlato della mia formazione avevo anticipato che avrei approfondito l'esperienza della Scuola di Specializzazione di Terapia Biosistemica, che ha come direttore il Prof. Maurizio Stupiggia. Come già detto, dopo i quattro anni trascorsi sotto la guida del Prof. Glauco Carloni -allora Presidente della Società Psicoanalitica Italiana(SPI)- ho frequentato altri corsi, con approcci completamente diversi tra loro, per allargare la mia conoscenza nella psicologia clinica L'esperienza con il Prof. Carloni, in ogni caso, è stata la più lunga e quella più vicina e più adatta a me, per come sono e come "sento". Ma torniamo alla Scuola di Terapia Biosistemica e -per i non addetti ai lavori- chiarisco il termine di Biosistemica. La Biosistemica, o Psicocorporea, è un approccio terapeutico integrato a mediazione corporea che riassume in sé la componente biologica e quella sistemica, dove il disagio viene affrontato a partire dall'unità mente-corpo.

Disturbo narcisistico di personalità - Storia di un ragazzo che non accettava rifiuti

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Se qualcuno avesse dovuto chiedere quale era il peggior difetto di "Smorfia", quale la sua maggiore caratteristica, avrebbe sentito da tutti la stessa risposta: "l'arroganza". Era questa che gli aveva procurato quel soprannome, Smorfia appunto. Perché quando rispondeva - anche a chi si rivolgeva a lui con un tono gentile - lo faceva sempre piegando le labbra, un po' all'ingiù ma verso sinistra, in una smorfia di superiorità, mista a disprezzo per l'altro. Quasi come se - rispondendo - facesse una grande concessione a chi gli rivolgeva la parola, o una domanda. Nessuno sapeva il suo vero nome, o forse era talmente adatto a lui quel soprannome, che era normale per tutti chiamarlo così, come se non ci fosse niente di altrettanto perfetto per descrivere quel suo modo di porsi. Era estremamente difficile stabilire un "contatto" con lui, iniziare un dialogo che potesse proseguire in un incontro/confronto che poi non si trasformasse in uno scontro

Ghosting - Interpretazione

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  Abbiamo analizzato il significato della percezione di sè attraverso la fiaba "Storia di un'ombra senza identità". Spero di essere stata chiara pur nella brevità necessaria per non appesantire questo approccio - che per scelta - vuole essere "leggero" anche se nel rigore della professionalità. Le due successive fiabe che vi ho proposto - "Storia di Ondina" e "Il principe e la bambina dai cento sguardi" - le ho scritte di getto senza una particolare finalità. Solo dopo averle terminate, mi sono resa conto che ambedue contenevano una realtà simile tra loro: quella del "ghosting". Il termine ghosting ("sparire come un fantasma") è entrato ormai da qualche anno nel gergo comune. E' un fenomeno sempre più diffuso nelle relazioni tra le persone. Secondo alcune ricerche è un comportamento che non ha genere, e coinvolge principalmente una fascia di età che va dai diciotto ai trent' anni. Fare ghosting è sottrarsi all'

Ghosting - Il principe e la bambina dai cento sguardi

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Il principe e la fanciulla dagli occhi di bambina si erano incontrati tra due ponti, tra due fiumi, tra due sponde. I capelli di lei erano simili ad un fulvo mantello posato sulle spalle. "Oh mio principe - disse stupita - eccovi qui, ricamato come un blasone. Avete capelli pieni di sogni. Vi saluto principe di Cornovaglia, poichè io sono la vostra ancella ritornerò da voi, attendetemi alla locanda del Salta-locusta." E se ne va. Scappa ridendo tra i cespugli. Alla locanda del Salta-locusta il principe vestito di nero si siede e attende. "Olà, signore, dov'è dunque il vostro paradiso, così lacero di graffi come siete. Avete forse lasciato la bambina dai cento sguardi al riparo di una ninfea o l'avete abbandonata alla deriva senza timore? Verrà a svegliarvi di notte, statene certo. Ha la memoria come un oceano e la sua corsa è cara al vento." Alla locanda del Salta-locusta, dove il mare è come un mantello di raso blu andato sposo ad una stella, il principe de

Ghosting - Storia di Ondina

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  Premessa Cambiamo problematica con due fiabe che ho "inventato" e scritto per tutti coloro che subiscono, o hanno subito, un fenomeno molto diffuso oggi noto sotto il nome di "ghosting". Le due fiabe si intitolano "Storia di Ondina" e "Il principe e la bambina dai cento sguardi". Seguirà come sempre l'interpretazione delle due fiabe. Storia di Ondina Ondina era una ninfa. Anzi, non esattamente: era una creatura indefinita. Non era totalmente ninfa e non totalmente umana: era il frutto di due esseri provenienti da dimensioni diverse.  Le varie entità che abitavano la Natura - come gnomi, gli elfi, le fate, le silfidi, le sirene, e altre creature magiche - narravano che lei fosse nata dall'unione tra una Ninfa delle Acque e un Essere Umano. I suoi compagni erano quindi sia creature delle Terra di Mezzo che della Terra degli Uomini. Fu così che Ondina, un giorno, incontrò qualcuno che gli entrò subito nel cuore come una luce, illuminandolo