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La Terra di Mezzo

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Avete mai sentito parlare della Terra di Mezzo? Ebbene, se non ne avete mai sentito parlare, o se ne avete sentito parlare solo in maniera superficiale, vi darò poche informazioni indispensabili per "entrare" nella fiaba che vi racconterò. La Teosofia associa il Regno delle Fate come facente parte di un mondo spirituale, solitamente non visibile, che però coesiste con il mondo fisico. È un mondo abitato da tante creature magiche, molte ma molte di più di quanto non vi immaginiate. Vi sono i nani, gli elfi, i goblin, i folletti, le streghe, gli spiriti delle acque -come le Ondine, le Nixie, le Naiadi e tante altre- che uniscono le caratteristiche della bellezza a quelle dell'inganno. L'acqua è sempre stata importante nella mitologia per l'ambivalenza della sua natura: da un lato nutre i raccolti dall'altro può essere causa di morte, come le inondazioni o altre calamità. Poi ci sono le Sirene, che adescano gli esseri umani con l'incanto irresistibile delle l

La gabbia di Diana - Interpretazione

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Proviamo a dare un'interpretazione al racconto che tratta del rapporto difficile tra Diana, la protagonista, e la madre. Diana è una ragazza riservata, chiusa e silenziosa, ma spesso questa è la reazione naturale di chi ha una sensibilità particolare, un mondo interiore profondo, ricco di sfaccettature.  E chi ha queste caratteristiche difficilmente viene capito, ascoltato davvero, e con "davvero" intendo con la voglia di ascoltare per capire quel mondo sconosciuto. Tutto questo diventa ancora più ostico e difficoltoso se si vive con qualcuno dalla personalità diametralmente opposta: tanto particolare, vulnerabile, un po' sognatrice quella di Diana, quanto rigida, pratica, realistica, dura, quella della madre. E due mondi così opposti si possono solo scontrare. E nello scontro quello più "sguarnito" di difese può andare in pezzi. Questo racconto è una storia reale ma di cui mi sono estranei i dettagli perché non conosco Diana (ovviamente nome d'invenzion

Quando l'iperprotezione è egoismo - La gabbia di Diana

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Era particolarmente caldo quel pomeriggio d'agosto. Le cicale riempivano l'aria con quel loro continuo frinire che accompagnava le giornate come una musica di sottofondo.  Diana conosceva da sempre quel suono caratteristico che segnava l'inizio dell'estate, così come da sempre sapeva che quando le cicale si fossero zittite, il "cri cri" dei grilli, all'imbrunire, avrebbe sostituto quello creato dalle cicale sfregando le ali. Le veniva in mente una poesia del Pascoli che recitava così: "...e la cicala friniva sugli ornelli". Le veniva da sorridere, perché l'aveva imparata a memoria quella poesia, ma nessuno le aveva spiegato cosa fossero gli "ornelli", e lei non lo aveva mai chiesto. Del resto lei non faceva mai domande, per la consapevolezza che non avrebbe ricevuto risposte. Non era molto considerata Diana in famiglia: papà, mamma, un fratello più grande che lei amava molto e da cui era ricambiata, e che ammirava da morire. Poi lei

Storia di Lia - Interpretazione

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La diffidenza, così come la paura, è un istinto naturale dell'essere umano che spinge a non fidarsi in modo immediato di situazioni nuove, non conosciute, ed evitare così di mettersi in pericolo. Come la paura ha un valore adattivo. Essere diffidenti significa non avere fiducia nell'altro, in ciò che dice e che fa. Qualunque eccesso in tal senso non è che la dimostrazione dell'estrema insicurezza e vulnerabilità di chi ne soffre. Nella relazione di coppia è colui/colei, che finisce per non essere mai convinto/a della buona fede dell'altro, sempre alla ricerca di "prove", senza considerare che nessuno ci darà mai la garanzia e la certezza della buona fede e della sincerità dell'altro. E il futuro nessuno lo conosce. Come già anticipato nella seconda parte di "Lia", se si vuole vivere davvero bene una relazione affinché non diventi "tossica", o insoddisfacente e dolorosa, bisogna accettare il rischio che risiede in ogni relazione. Qualunq

La diffidenza: quando è eccesso e non protezione - Storia di Lia

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  Lia si sentiva più furba delle altre ragazze. Perlomeno più attenta. Meno ingenua e credulona. Meno disposta ad affidarsi se, in modo imprevisto, le arrivava da parte dell'altro un gesto gentile, delicato, di intima dolcezza, che presupponeva un cuore "pulito", onesto, sincero. Anzi, attivava le sue infallibili "antenne", sempre pronte a captare segnali per lei ambigui. Questo per quanto riguardava solo il genere maschile però. La diffidenza la nutriva solo verso gli uomini. Altrimenti era la ragazza più disponibile e fiduciosa al mondo, nel senso più ampio, più completo, più ricco, più profondo, del termine. Così era anche l'amore e lo stupore verso ogni aspetto della Natura e della sua bellezza. Adorava tutto, ma proprio tutto, di questa: l'infinita distesa verde/blu del mare, il suo luccichio in certe giornate di sole, o al chiarore argenteo della luna. Quei misteri del suo fondo più profondo, che non conosceva ma su cui fantasticava. E gli ancora p

Palla di Ghiaccio - Interpretazione

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  Passiamo ora alla fiaba di "Palla di Ghiaccio". Il protagonista, in questo caso, non è una persona in carne e ossa, no. È, per l'appunto, un pupazzo di neve a cui le tre ragazzine che l'hanno costruito hanno dato il nome di Palla di Ghiaccio. Ho usato -forse d'istinto- un personaggio non reale a cui però ho dato un' anima che, come tale, ha la capacità di provare emozioni. Quindi, anche la paura. Potrebbe sembrare, a una prima sensazione, che ciò che prova Palla di Ghiaccio sia ansia. Ma andiamo per gradi e spieghiamo cosa caratterizza l'ansia e cosa la differenzia dalla paura. L' ansia è anch'essa un'emozione, ma di tipo secondario. È una reazione emotiva anticipatoria, cioè generata da valutazioni su un evento che si teme possa accadere, quindi ipotetico, futuro, non presente, e neppure imminente. Mentre l'oggetto della paura è reale, quello dell' ansia è temuto, frutto di previsioni negative che potrebbero accadere oppure no. Quest

Differenza tra racconto, favola, fiaba

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  Se nel caso di "Strizza", più che a una fiaba, ci troviamo di fronte ad un racconto realistico che può fare parte della quotidianità di tanti, in "Palla di Ghiaccio" ho voluto donare al racconto una "scintilla" di Magia. Il motivo? Bè, non occorre scavare troppo "nel profondo": so benissimo che, in me, questo senso del magico abita da sempre un luogo troppo importante della mia anima. E non mi ha mai lasciata. Io "SONO" fiaba, come diceva la mia mamma. Forse perché sono state il mio nutrimento. Quando non sapevo leggere le ascoltavo. Mi immergevo dentro la storia e dentro il luogo della storia, che fosse un bosco incantato o l'inaccessibile torre d'avorio di un Castello da dove era impossibile scappare. Dopo, appena imparato a leggere, ho letteralmente "divorato" un numero incredibile di libri contenenti ogni tipo di favola e di fiaba. Forse dovrei prima spiegare, per chi non ne fosse a conoscenza, la differenza tra