La gabbia di Diana - Interpretazione

Proviamo a dare un'interpretazione al racconto che tratta del rapporto difficile tra Diana, la protagonista, e la madre. Diana è una ragazza riservata, chiusa e silenziosa, ma spesso questa è la reazione naturale di chi ha una sensibilità particolare, un mondo interiore profondo, ricco di sfaccettature. E chi ha queste caratteristiche difficilmente viene capito, ascoltato davvero, e con "davvero" intendo con la voglia di ascoltare per capire quel mondo sconosciuto.
Tutto questo diventa ancora più ostico e difficoltoso se si vive con qualcuno dalla personalità diametralmente opposta: tanto particolare, vulnerabile, un po' sognatrice quella di Diana, quanto rigida, pratica, realistica, dura, quella della madre.
E due mondi così opposti si possono solo scontrare.
E nello scontro quello più "sguarnito" di difese può andare in pezzi.
Questo racconto è una storia reale ma di cui mi sono estranei i dettagli perché non conosco Diana (ovviamente nome d'invenzione) ma il fratello, più grande per età.
Questi mi ha sempre solo accennato al difficile rapporto con la madre.
So che Diana, ora adulta, ha poi trovato un compagno con il quale vive, e tuttavia passa ugualmente le sue giornate con la madre molto anziana.
In una situazione ovviamente estremizzata, ritroviamo un'analogia con la "Sindrome di Stoccolma", dove alla fine la vittima di un sequestro si lega a chi le ha tolto la libertà, senza rendersi conto dell'anomalia del rapporto.
In quanto al fratello, che si è allontanato da un ambiente così difficile e soffocante iscrivendosi all'università, si è realizzato molto bene professionalmente, e si è creato una famiglia.
Chiamerò il fratello Claudio, altro nome d'invenzione.
Claudio, sottraendosi al comportamento prevaricante della madre che rischiava di farlo arrivare all'immobilismo, è riuscito a superare in parte le conseguenze negative di questi rapporti che caratterizzavano la famiglia d'origine.
Dico in parte perché riconosco, in certe sue dinamiche, la paura di lasciarsi andare, sempre attento a non concedersi nulla che possa contrariare chi vive con lui.
La verità è che liberarsi totalmente dei traumi infantili è impossibile, ma che questi si possono e si devono analizzare.
Fare questo è importante per riconoscere che forse ci condizionano ancora nelle scelte, e per capire il perché di certe paure.
Andarli a "rivedere", con l'aiuto di un professionista, è positivo per prendere consapevolezza dei danni arrecati da certe iperprotezioni dettate non dall'amore ma da forti egoismi.
E di averli subiti.
Solo così si può andare avanti con una rinnovata libertà.
Con la capacità di scegliere, di vivere la propria vita senza la catena del controllo di chi ci sta vicino e vive con noi.
Amare davvero qualcuno con cui si divide il proprio percorso, è capire ed apprezzare che è un compagno di viaggio, non la propria "valigia".
Non qualcosa che ci appartiene nel significato negativo di possederlo.

Non perdetevi gli altri post del nostro Blog, cliccate qui Nutrire la Vita e buona lettura!

Commenti

Post popolari in questo blog

Conclusioni

Solitudine e difficoltà di comunicare. I sogni che rivelano

Quell'assoluto degli amori che non si consumano