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Visualizzazione dei post da agosto, 2024

Storia di una persona Vera - Interpretazione

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La storia di Vera ha come protagonista una ragazza ricca di qualità: altruismo, generosità d'animo, innata predisposizione e fiducia verso gli altri. Purtroppo le continue delusioni date dal comportamento indifferente ed egoista degli altri, trasformeranno il suo carattere e il suo animo nell'opposto di ciò che era. La definizione data alla problematica che ne seguirà trova il suo nome nel termine scientifico di "Pisantrofobia". La Pisantrofobia è, come abbiamo già detto, una paura irrazionale ed esasperata di fidarsi degli altri, e come tutte le fobie non è generata da un pericolo imminente. Chi soffre di questa fobia tende a sperimentare frustrazione, tristezza, rabbia, senso di colpa. Si isola dagli altri, tenendosene a distanza e chiudendosi in sé stesso. Tende a non impegnarsi affettivamente o, tuttalpiù, a tenere relazioni superficiali. Questa fobia si sviluppa nel tempo, quindi maggiormente negli adulti, e giovani adulti. Sì origina soprattutto in chi ha vissut

A proposito di Pisantrofobia (paura a fidarsi delle persone. Insorge quando una o più esperienze negative lasciano un'impronta a livello emotivo su chi ne ha sofferto) - Storia di una persona Vera.

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Era stanca Vera. Così incredibilmente e maledettamente stanca che si chiedeva dove riuscisse a recuperare ancora le energie per andare avanti. Vera era una ... era ... oddio, cos'era lei? Non sapeva definirsi, perché non sapeva dove collocarsi. Bambina... ragazza...giovane donna...cosa?! Non era più una bambina, questo era certo, e non era neppure un'adolescente. Una giovane donna... sì, ecco come poteva definirsi: una giovane donna. Eppure c'era qualcosa che non quadrava in lei. Il suo "dentro" non corrispondeva a niente: a nessuna fascia di età, né ad alcuna dimensione di luogo e di tempo. Era diversa lei. Diversa, certo. Ma cosa significava esattamente essere DIVERSA?! Non lo sapeva. Non sapeva definire in che modo e perché lo fosse, ma una cosa la sapeva: non riusciva a riconoscersi negli altri. Né gli altri in lei. Non aveva problemi ad entrare in sintonia, tutt'altro: la sua capacità di relazionarsi ed empatizzare era immediata, quasi magica, aveva tempi

Robby e la libertà conquistata - Interpretazione

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Per meglio comprendere la problematica del nostro protagonista, contenuta nel racconto "Robby e la libertà conquistata", diamo prima la definizione psicologica del disturbo che la caratterizza. A premessa del racconto abbiamo scritto: "A proposito di DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo)", di cui DOC è appunto l'acronimo. Per tutti coloro che non sono a conoscenza del disturbo, o non addentrati nel campo psicologico, diamo una spiegazione semplice della definizione. Questo per facilitare a tutti la comprensione del comportamento di Robby descritto nel racconto. Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è caratterizzato da pensieri, immagini, impulsi, ricorrenti. Questi innescano nella persona un meccanismo ansiogeno "obbligandolo" a mettere in atto azioni materiali o mentali in maniera ripetitiva (appunto compulsiva) per abbassare l'ansia. È un disturbo che può esordire sia nell'infanzia che nell'adolescenza o nella prima età adulta. Se non adeguatame

A proposito di DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) - Robby e la libertà conquistata

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Era un ragazzino sveglio Robby. Carino, gli occhi vispi e curiosi, di un bel castano scuro che spiccavano sotto il ciuffo di capelli biondi. Il viso roseo e un sorriso accattivante, sempre pronto ad aprirsi agli altri. Aveva 17 anni, il fisico temprato da quelle passeggiate nella natura che spesso diventavano arrampicate più impegnative, quando la strada si inoltrava in salite ripide per raggiungere certe vette che si affacciavano su panorami mozzafiato. Era bellissimo quel sentiero che divideva le due vallate. Il cielo di un fantastico azzurro era terso, nitido, privo di nubi, tanto da sembrare frutto del pennello di un grande pittore, come certi colori a spatola di Van Gogh, o quelli più tenui e delicati di Chagall. O forse no. No, certo che no: la Natura è l'artista più eccelso, niente e nessuno può eguagliarla! Robby si guardava intorno, e il cuore e gli occhi si spalancavano di fronte a tanta meraviglia. Conosceva bene quel sentiero tra il verde e l'azzurro. Tra le valli e

Peter l'Egoista - Interpretazione

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Per analizzare le caratteristiche di "superficialità e Immaturità", ho rivisitato la fiaba di "Peter Pan e l'Isola Che Non C'è", partendo dai personaggi principali, e cioè Peter e Trilli. Facciamo una doverosa chiarezza tra la superficialità e l'immaturità che oggi più che mai caratterizza tanti adulti, e quella che è invece il segnale di una vera e propria patologia. La sindrome di Peter Pan, scientificamente chiamata "neotemia psichica", è quella situazione in cui una persona adulta si rifiuta di crescere, perché diventare adulti significa accettare di assumersi responsabilità. Si rifiuta di "stare" e quindi di operare nel mondo degli adulti, ostinandosi a rimanere fermi in quello dell'adolescenza. Peter simboleggia la spensieratezza e il disimpegno più totale. "l'Isola che non c'è" diventa così un luogo non luogo, la metafora di un mondo ideale che si contrappone alle difficoltà della quotidianità del mondo re

Superficialità e immaturità - Peter l'Egoista.

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  Trilli sì guardò intorno: era sola. "Frullò" rapida le sue belle ali trasparenti dai riflessi dorati per guardare ovunque intorno. "Frullare" le ali, per chi non conoscesse le abitudini delle Fate di piccolissime proporzioni, significa ruotarle su se stesse con un movimento appunto rotatorio, ma rapidissimo. Creando così un piccolo vortice. Questo permette loro di rimanere ferme, come sospese nell'aria, ma con la possibilità di vedere ovunque, guardare girandosi intorno a 360 gradi. Inoltre, una vista acutissima permette loro di scrutare ogni cosa, anche la più lontana, senza i limiti che hanno gli Umani che, al massimo, arrivano a sfiorare con gli occhi solo quella linea che si chiama orizzonte. Linea che viene percepita sempre un po' sfocata e approssimativa, e che sembra dividere la terra dal cielo. Trilli no, non tralasciava niente al suo sguardo: anche se minuscola era pur sempre una Fata! Sì guardò intorno ancora una volta ma...niente: di Peter nessu

TIMOBY - Interpretazione

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" L'autostima è un insieme di giudizi valutativi che l'individuo ha di sé stesso " (Battistelli- 1994). Chi ha una bassa autostima spesso fatica a esternare sentimenti e necessità. Dire le proprie opinioni, essere comunicativi senza timore o vergogna di esporre e di esporsi, sono tutte caratteristiche che rafforzano la nostra autostima. È errato darci obiettivi troppo alti da raggiungere perché, in caso di fallimento, la conseguenza sarà quella di sentirci inadeguati, non all'altezza, e tutto questo porterà a un senso di frustrazione. Altrettanto fondamentale è la capacità di giudicare gli eventi che ci accadono in modo realistico: cioè la spiegazione che diamo ai nostri successi o ai nostri fallimenti. Più la nostra autostima è bassa più tenderemo a sminuire un successo anche importante, così come -al contrario - valuteremo in modo esageratamente negativo un piccolo insuccesso. È importante tenere sotto controllo le proprie emozioni/reazioni (rabbia, dolore, gioi

A proposito di "autostima" e consapevolezza di sè - TIMOBY

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Era grasso Timoteo. Non, solo "un po' in carne", come gli ripeteva sempre la mamma forse per consolarlo o rassicurarlo. NO, grasso! Irrimediabilmente e decisamente grasso. Se lo sentiva ripetere da sempre. Certo, quando era piccolo ascoltava di nascosto la mamma parlarne con le amiche che le ripetevano: "... ti dico che è perché è ancora piccolo, ma vedrai verso i tredici, massimo fino ai 15 anni, come cambierà. La statura aumenta di parecchio nell'età della crescita, e i ragazzi si snelliscono tanto, diventano altro, ti assicuro!" Così Timoteo aspettava. Giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana. Mese dopo mese, aspettava. In attesa di quel benedetto giorno in cui avrebbe compiuto quei 13 anni, e avrebbe iniziato a perdere peso, dimagrire, e magari a mettere su anche qualche muscolo ... chissà. Forse, però, quell'attesa non sarebbe stata così penosa, eternamente lunga, angosciante, se non ci fossero stati certi amici. Amici? No, non era il termine pi