Superficialità e immaturità - Peter l'Egoista.



 Trilli sì guardò intorno: era sola.
"Frullò" rapida le sue belle ali trasparenti dai riflessi dorati per guardare ovunque intorno.
"Frullare" le ali, per chi non conoscesse le abitudini delle Fate di piccolissime proporzioni, significa ruotarle su se stesse con un movimento appunto rotatorio, ma rapidissimo.
Creando così un piccolo vortice.
Questo permette loro di rimanere ferme, come sospese nell'aria, ma con la possibilità di vedere ovunque, guardare girandosi intorno a 360 gradi.
Inoltre, una vista acutissima permette loro di scrutare ogni cosa, anche la più lontana, senza i limiti che hanno gli Umani che, al massimo, arrivano a sfiorare con gli occhi solo quella linea che si chiama orizzonte.
Linea che viene percepita sempre un po' sfocata e approssimativa, e che sembra dividere la terra dal cielo.
Trilli no, non tralasciava niente al suo sguardo: anche se minuscola era pur sempre una Fata!
Sì guardò intorno ancora una volta ma...niente: di Peter nessuna traccia!
Non era la prima volta che questo accadeva negli ultimi tempi.
No, anzi, era un fatto che si stava ripetendo spesso.
Troppo spesso.
In Trilli si agitavano tanti sentimenti: era sgomenta, un po' destabilizzata per l'abitudine di seguire da sempre Peter nel volo, ma -sopra ogni cosa- delusa.
Ecco sì: quella delusione che era iniziata piano piano, in tempi lunghi, per piccoli fatti, ora era cambiata.
Si stava rafforzando quella delusione, insieme all'attenzione sempre più distratta che le stava dedicando il suo compagno di avventure.
Lei e Peter erano autonomi e liberi, certo.
Anzi, erano la libertà fatta persona!
Lei, perché possedeva bellissime e resistenti ali dai bagliori d'oro.
Lui ... bè, lui inutile dirvelo: conoscete Peter Pan!
Lui è il ragazzo che NON sa e NON vuole crescere.
L'eterno adolescente che non vuole legami se non quelli che decide lui, e fino a quando li vuole lui.
Né legami né responsabilità.
Quello che, a differenza sua, Trilli viveva come qualcosa di così indissolubile da essere stato deciso dal Fato, o Destino che dir si voglia, dalla notte dei Tempi.
"È così che deve essere un vero legame" si disse Trilli.
Quello che lei credeva, con assoluta certezza, fosse tale per tutti e due.
Così "naturale" e profondo, da essere vissuto da ambedue alla stessa maniera.
Ma si sbagliava.
Oh... sì, eccome!
Sì sbagliava davvero tanto Trilli.
Per Peter lei era qualcosa di scontato.
Che prescindeva dai desideri e dalle decisioni dell'altra, ma solo dalle proprie.
E dal suo volere del momento: se gli andava di avere la sua piccola compagna di viaggio con sé, o se -al contrario- voleva andarsene per conto suo all' "Isola che Non C'è", o in qualunque altro luogo.
Ma questo Trilli non lo aveva capito.
Mai fino a quel momento almeno.
MAI così chiaro.
Lo aveva seguito sempre nel suo volo, senza porsi domande, senza dubbi, né incertezze.
Talmente convinta che lui la volesse sempre e comunque con sé, da non accorgersi che -in quel suo seguirlo intessuto di assoluta fiducia- lei non aveva capito niente.
Era immaturo Peter.
Un'immaturità che quel suo carattere socievole, quello spirito d'avventura, quella sicurezza di sé eccessiva fin quasi alla presunzione, aveva celato.
E come tutti gli immaturi, molto egoista.
Era così centrato su di sé, e così abituato ad avere Trilli che volava sempre e solo dietro di lui, da non accorgersi neppure se riusciva a seguirlo, o di notarlo.
A volte la piccola fata si sentiva in qualche modo tagliata fuori dal mondo di Peter, a meno che non imparasse ad entrare ed ad uscire, per sua scelta, da quel panorama fatato.
Ma quel giorno Peter si era proprio lasciato prendere dalla sua fretta di raggiungere l'Isola, così desideroso di arrivare da dimenticarsi che la sua "fedelissima" lo stava seguendo.
E accelerò così il volo.
Trilli non ce la faceva, era stremata da quell'andatura troppo rapida per le sue ali. Perse forze, si sentì precipitare, e rallentò fino a fermarsi sul ramo di un altissimo platano.
Il respiro affannoso la obbligò a restare immobile e un po' rannicchiata sopra un ramo dell'albero.
Finché arrivò la notte.
Non era mai rimasta sola di notte Trilli.
Sola senza nessuno.
Senza Peter, senza la sua risata e quella capacità di darle forza anche solo guardandola.
Chi ha detto che la notte è silenzio?
No. Era talmente piena di fruscii, di alberi così ricchi di fronde fitte e impenetrabili da non riuscire a vedere all'interno di esse.
Però tra quelle fronde s'intravedevano tanti occhi.
Occhi grandi e minacciosi, occhi di uccelli predatori.
Trilli si rannicchiò ancora di più, cingendo le gambe con le piccole braccia, strette strette contro il petto.
E le ali, grandi rispetto al corpo minuscolo, le avvolse attorno a sé come a proteggerla.
Pensò a quella sua fiducia senza limiti che nutriva da sempre per Peter.
Quella fiducia che faceva parte della sua esistenza.
Che era nata con lei, insieme a lei, dal tempo dei tempi.
Dov'era ora il suo amico di sempre?
Come aveva potuto non guardare verso di lei, volare seguendo solo il suo impeto senza mai voltarsi?
Era questa la sua amicizia?
Un'amicizia per lei più importante di qualunque amore.
Pensò che probabilmente a lui interessava di più raggiungere l'Isola, salutare tutti i suoi amici, quei "bambini sperduti" ora meno sperduti di lei.
Aveva sentito pronunciare spesso una frase dagli abitanti della Terra.
Diceva così la frase:
"...guarda mi fido tanto di quella persona che ci metterei le mani sul fuoco!"
Ecco, loro avrebbero messo "le mani sul fuoco" perché per gli Umani quelle sono indispensabili per agire, e quindi vivere.
Lei no: lei avrebbe messo le sue ali nel fuoco, perché per le Fate, le ali sono ciò che permette loro di volare.
Quindi di esistere.
E se si fosse sbagliata?
Se la sua eccessiva sensibilità di fata l'avesse tratta in inganno.
Se avesse scambiato per indifferenza, assenza di sincero affetto, superficialità, il comportamento di Peter?
Ma sì, sì sì...era sicuramente così, si era fatta prendere dalla diffidenza...aveva preso per tradimento di amicizia il suo comportamento, ma si era sbagliata: il legame di Peter per lei era forte quanto il suo per Peter!
Sì ricordò all'improvviso di un incantesimo che era concesso alle fate da Oberon, il Re del loro Regno.
Se una fata avesse mai avuto il dubbio di un tradimento d'amore, di amicizia, o di fedeltà da parte di un Umano -o anche di un abitante del loro Regno a cui erano molto legate- avrebbero avuto la possibilità di verificarlo.
Se si fossero recate al Confine dell'Arcobaleno, quello che divideva il loro Regno da quello degli Umani, e avessero chiesto "la Verità" alla Grande Madre del Confine tra i Due Mondi, lei avrebbe risposto a qualunque loro dubbio.
Era una richiesta pericolosissima però: se per caso Peter fosse stato un inganno, un falso amico, un legame che nel suo cuore non aveva radici ma solo superficialità, Trilli avrebbe pagato con la vita la sua infinita fiducia.
Spiegò con forza le sue bellissime ali dorate.
Le stirò, le allargò al massimo, drizzò la schiena, sporse il suo piccolo torace per dare più spazio alle ali, poi ... poi spiccò il volo, e giunta al Confine dei Due Mondi dove si trovava la Grande Madre, si fermò.
E rimase in attesa del suo giudizio.
Se Lei avesse "sentito" che la sua immensa fiducia era stata mal riposta, una luce abbagliante, potente come il lampo che precede di un istante il fulmine, avrebbe distrutto con una fiammata le bellissime ali dorate di Trilli riducendole in un pugnetto di cenere.
La piccola fata conosceva benissimo quel rischio, l'avevano informata subito di cosa richiedesse in cambio quella Magia, ma non era assolutamente turbata da questo.
Era così talmente certa dell'amicizia profonda di Peter per lei, di quel cuore sincero, di quel "Legame" unico e irripetibile, che niente in lei era turbamento, nessun fremito di timore nel suo cuore.
Perché il cuore di una Fata batte libero e forte!
Aspettava così Trilli.
Il bel visetto un po' rotondo.
Gli occhi grandi a occupare la maggior parte del viso.
Le labbra morbide atteggiate al sorriso.
I capelli soffici e chiari raccolti in alto, in una piccola coda da cui sfuggiva qualche ciocca lieve e ribelle.
E il mento alzato in alto, verso il cielo, in un gesto fiero e pieno di fiducia.
Quella irriducibile fiducia che niente e nessuno poteva piegare.
Poi, solo un lampo!
Accecante, improvviso, violento, repentino, ingiusto, inevitabile, bruciante ... bruciante come quella spirale di luce che avvolse le splendide ali dorate di Trilli, avvolgendole in una fiammata che non brucia ma distrugge.
Trilli era lì ... come stordita.
Non aveva capito cosa fosse successo, perché non aveva minimamente valutato la possibilità che potesse accadere.
Girò piano il viso di lato ... poi le spalle, piano, come al rallentatore si voltò con tutto quel suo sottile corpo minuto.
Poi guardò in terra dove un minuscolo mucchietto di cenere spiccava tra il verde: le sue ali.
Non ci credeva ancora Trilli.
Allora provò a spiccare il volo ma ... niente!
Prese a correre forte per darsi la spinta ma ... niente.
Ci riprovò.
Quante volte ci riprovò vi chiederete: bè, infinite.
Infinite volte.
Finché non cadde a terra priva di sensi.
Sdraiata, la pancia contro il terreno, le piccole braccia spalancate, così come le gambe, la testa girata da un lato, la guancia schiacciata contro l'erba. Stremata.
Ma la piena consapevolezza di ciò che le era accaduto ancora non l'aveva raggiunta: le sue ali.
Le sue grandi, magiche ali dorate non c'erano più.
Si sentiva diversa, completamente cambiata ma non capiva perché.
Sentiva la sua schiena come non le appartenesse, come non facesse parte del suo corpo.
Non riusciva a volare, così provò a camminare.
Erano rarissime le volte che le era capitato di camminare, così ora incespicava, cadeva, si sbucciava le ginocchia, si rialzava, tornava a camminare.
Sapeva cosa stava cercando: era un piccolo lago che si trovava all'interno di un vicino boschetto.
Uno specchio d'acqua.
Ecco ... uno specchio.
Lo vide.
Sì avvicinò piano, rallentando, tremando come certe foglie fragili, più piccole di lei che vedeva su certi rami in autunno, quando iniziano a tremare perché l'estate è finita e basta un soffio a staccarle dall'albero perché sono deboli.
Era lì.
Lo specchio d'acqua era lì, chiaro, limpido, liscio, senza increspature.
Sì posò sulla sponda, al suo limite, dando le spalle a quella pozza d'acqua, piccola ma estremamente limpida.
Finalmente prese coraggio, girò il viso, si guardò le spalle, e ...
Non c'erano.
Le sue ali d'oro.
Svanite come non fossero mai esistite.
Ma come ... come ...
Lei era una Fata, giusto?
G I U S T O ???
Sì giusto, ma non lo era più.
Non esistono fate senza ali.
Lei lo sapeva.
Conosceva il prezzo da pagare per quella sua folle fiducia.
Lo sapeva, e aveva accettato il rischio perché assolutamente certa di non correrlo.
Perché Peter le voleva bene.
Era il suo Amico di sempre.
Da sempre.
Quel loro legame era reciproco.
Indissolubile.
Profondo come le radici dell'Albero della Vita piantato al Centro della Terra
Non è così?
NON È COSÌ ... ?
Trilli urlò al vento quella domanda, la urlò con quanto fiato aveva in gola.
La urlò dentro la profondità delle grotte, dentro la voragine degli abissi, la urlò alla sua amica Eco che ripeté la sua ultima frase che risuonò come una risposta:
"non è così... non è così...non è...non è... NON È..."
La sua disperata delusione scosse perfino il cuore della Grande Madre del Confine tra i due Mondi che inviò una spirale di luce, abbagliante come aveva già fatto nell'incantesimo precedente.
Il vortice luminoso, ancora più accecante del primo, l'avvolse tutta e ... le ali!
Trilli le "sentì" subito.
Riconobbe il loro palpito dietro le spalle, e pianse di gioia e riconoscenza.
Senti' una voce dentro la sua testa che le diceva così:
"piccola Trilli, non devi essere punita per la tua fiducia.
Una fiducia così profonda non l'avevo mai incontrata: rivela un cuore speciale, un'anima che crede senza dubitare.
Non devi essere punita per tanta purezza, ma deve essere un monito per te che so non scorderai mai più: bisogna credere nella sincerità altrui, fidarsi, ma non a rischio di farsi ferire "dentro" in maniera irreversibile, non a rischio di non credere più ai propri sogni.
Significherebbe smettere di volare per chiunque.
Non credere più ai sogni significa perdere le "proprie Ali", anche per chi non è una Fata.
Trilli ringraziò piangendo di gioia la "guardiana" che stava al Confine dei Due Mondi.
Stirò le sue ali, ancora più belle, più grandi, più dorate di prima con tutte le sue forze, ora più potenti.
Sì guardò intorno senza più cercare il suo ex compagno di avventure, inarcò la schiena, e con un colpo di ali puntò dritta verso il cielo, verso il sole, verso nuove avventure e nuovi amici, sinceri come lo era lei.
E Peter vi chiederete?
Bè, Peter si accorse di quanto fosse importante quella piccola fata che lo seguiva da sempre come un'ombra solo quando si rese conto che non c'era più.
Come accade quasi sempre.
La cercò ovunque, ma non la trovò.
Ogni tanto gli sembrava di coglierne il profumo che le apparteneva, o il luccichio delle sue ali, anche se sapeva che era solo frutto del desiderio della sua mente e del suo ricordo.
Ma non la trovò mai più.

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