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Una storia di Natale

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  Luca era lì. Tra quei due vicoli che incrociandosi formavano un angolo. Il "suo" angolo. Da quanto tempo quello era "il suo luogo"? Quello che ormai rappresentava la sua casa, il suo rifugio, il suo TUTTO? Si sentiva al sicuro lì. Paradosso? Illusione?Autoinganno? No. Assolutamente no. Era la sua realtà. Perché lui, lì , conosceva tutti. E tutti lo conoscevano. E lo salutavano: con un cenno, con un sorriso, con un ciao. Qualcuno più premuroso si fermava perfino per chiedergli: "come va Luca, tutto bene?" Oppure gli portavano un panino. Una volta perfino un thermos con tanto caffè bollente, e quel buon aroma si diffondeva nell'aria e nel cuore. E si sentiva rinascere. Non è tutta cattiva la gente, pensava Luca. La "gente" è un termine troppo generico, astratto, che non individua nessuno in particolare. Solo un insieme di persone. Tutte diverse. Tutte con caratteristiche individuali. Tutte uniche nella propria unicità. Ci sono gli allegri, i ...

Solitudine e Sindrome Abbandonica: un seme da estirpare

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STORIA DI TEA. ................ Tea si sentiva sola. Cosa significa sentirsi soli, si chiedeva Tea. Ciò che provo io, come si chiama? Vuoto? Inconsistenza? Astrazione? Astrazione da tutto. Oppure...oppure assenza forse... ecco, sì: "Assenza"! Assenza di ciò che aveva provato in passato. Di ciò che era stata. Assenza del ricordo di quei momenti /sentimenti che a volte sentiva scorrere nelle vene. Di quell' entusiasmo quasi euforico e di certe disperazioni invalidanti. Di quell' intensità di cui era capace. Quasi impregnata, lei, d'intensità. Come quel sudore che in certe estati umide, feroci di calore, ti ricopre come una veste di velo che ti avvolge e t' imprigiona. Ma era anche leggerezza. Già: e contraddizione, sempre. E verità. Dentro, ora, era solo "istante". E quella certezza di apparire a tutti come una ragazza complicata, difficile, aliena. Quei "Tutti" che non avevano la capacità di andare oltre per capirla. Anche in Famiglia era co...

Criteri diagnostici per la classificazione della bulimia nervosa

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A) Ricorrenti abbuffate. Un'abbuffata o crisi bulimica è caratterizzata dai seguenti punti: - mangiare in un definito periodo di tempo (in genere minore di due ore) una quantità di cibo significativamente superiore a quello che la maggior parte delle persone mangerebbero in circostanze simili. Sebbene il tipo di cibo assunto vari ampiamente, in generale comprende quelli ipercalorici come dolci o gelati. Ciò che caratterizza l'abbuffata in ogni caso è la quantità anomala di cibo piuttosto che la compulsione verso uno specifico alimento. L'episodio può essere più o meno pianificato, ed è di solito caratterizzato dalla velocità d'ingestione. L'abbuffata spesso continua finché l'individuo non si sente "così pieno da stare male". I soggetti con bulimia tipicamente si vergognano delle loro abitudini alimentari patologiche e tentano di nasconderle. È per questo che avvengono in solitudine, quanto più segretamente possibile. Sensazione di perdere il controllo ...

Per rimediare a una dimenticanza

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Salve! Questo post è per rimediare ad una importante mancanza di cui mi sono accorta nel riguardare, come spesso faccio per scrupolo e controllo, post precedentemente pubblicati. Parlo di quelli riguardanti i DCA ( Disturbi del Comportamento Alimentare). Ho cercato di essere il più precisa possibile, pur usando un linguaggio non troppo tecnico, per arrivare in questo modo a tutti. Dopo una spiegazione generalizzata di questo disturbo, l'ho suddiviso nelle due patologie principali e cioè: Anoressia Nervosa e Bulimia Nervosa. Considero i due comportamenti alimentari come i due fiumi principali da cui -poi- possono diramarsi tanti ruscelli o piccoli rivoli, a seconda del soggetto che subisce questa patologia. Detto questo mi sono accorta di avere dato tutto lo spazio alla prima, dimenticando di riservarne uno anche alla seconda. Probabilmente la "dimenticanza" è stata causata, devo ammetterlo, ad un meccanico forse un po' inconscio: durante gli otto anni trascorsi nel re...

Viaggio alla ricerca del senso della Vita

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Angi si guardò allo specchio. Era tanto che non lo faceva. L'ultima volta che l'aveva fatto non si era riconosciuta. Non perché si vedesse più bella o meno bella. Neppure più giovane o meno giovane. Semplicemente avvertiva un senso di estraneità con la ragazza che la guardava da quello specchio. Era proprio quello sguardo a smarrirla. Non era il suo quello sguardo. E gli occhi...no! non erano i suoi quegli occhi. I suoi erano grandi, ma con un taglio un po' all'insù. E sprizzavano scintille. E Vita! Quel volgere un po' all'insù aveva fatto sì che i ragazzi l'avessero soprannominata "la Cinese". E ora? Ora guardava quegli occhi e non riusciva a riconoscerli: il taglio, quel taglio apprezzato da tutti era diverso, e lei lo aveva notato subito. Quegli occhi che ridevano ancora prima della bocca, con quella risata aperta, un po' eccessiva a volte così senza freni, ma spontanea, arrivava subito agli altri. Ed era contagiosa. Ecco, quegli occhi ora e...

Questo nuovo Spirito del Natale

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Mi sono accorta di una cosa strana quest'anno. Io guardo spesso fuori dalla finestra. Mi piace guardare il mondo, anche quando è solo una briciola di mondo. D'estate, quando le finestre sono spalancate, mi affaccio proprio, così: con i gomiti sul davanzale, il mento che poggia sulle mani aperte a coppa a racchiudere le guance, gli occhi attenti, curiosi alla vita. E alle persone che la vivono questa vita. E guardo gli altri palazzi, quelli vicini, a loro volta con le finestre aperte oppure chiuse. E le persone sedute fuori sui terrazzini, che si sventolano per il caldo se è estate. D'inverno, invece, anche loro dietro i vetri chiusi, perché riesco a riconoscerne le sagome. Cose così insomma. Poi, dove vivo io, anche se in una zona abbastanza centrale ci sono tanti alberi a dividere in due la strada larga, quella che corre sotto e davanti al palazzo che abito. E sono alberi pieni di foglie nella bella stagione, con la chioma folta, ricca di un bel verde intenso. E, anche se ...

Ultimo post sulla solitudine. Considerazioni sul tema attraverso il romanzo "La solitudine dei numeri primi"

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In matematica, un numero primo è un numero naturale maggiore di 1 che sia divisibile solamente per 1 e per se stesso. Poi ci sono i "numeri primi gemelli", e cioè numeri primi che differiscono di due : 11 e 13 ad esempio. Sono numeri che non possono mai "toccarsi" perché sempre separati da un numero pari. Nel libro scritto da Paolo Giordano "La Solitudine dei Numeri Primi', da cui è stato realizzato anche il film, questa caratteristica si adatta perfettamente ai due protagonisti del suo romanzo: Alice e Mattia. I due ragazzi sono stati segnati nella vita dal vissuto traumatico della loro infanzia, che li ha resi insicuri e incapaci di creare legami affettivi importanti e profondi. Per chi non avesse letto il libro né visto il film, faccio un breve riassunto della trama. .......... TRAMA DEL TESTO. Alice viene presentata come una bambina di 7 anni che odia la scuola di sci che il padre le impone di frequentare. Una mattina di nebbia dal freddo intenso, la co...