Quale Pace?

 

Ieri guardavo il Telegiornale.
Documentava tutte le manifestazioni nei capoluoghi delle varie regioni d' Italia: Torino, Milano, Genova, Bologna, Roma, Napoli...
Scene di grande violenza in nome della Pace... ma che senso ha?
Quale contraddizione più grande di quella di associare la violenza alla pace?
Un vero "ossimoro", se vogliamo scegliere un termine più erudito.
Ma indipendentemente dai termini che vogliamo usare, è la realtà di queste giornate.
Slogan come "Italia da bruciare", realmente agito da roghi accesi un po' ovunque, che attinenza può avere con la pace?
Violenza in nome della violenza.
È questo?
È questa la pace, o "Pace" è solo un termine, una parola che diventa pretesto per fare uscire la rabbia, la frustrazione, e quella noia da riempire che spesso appartiene alle persone, per poi esplodere in maniera feroce tra migliaia di altri?
Io forse sarò anche fissata nel ricordare le frasi più belle scritte e proclamate da personaggi famosi, ma mi fanno sentire che sono nel giusto!
Quelle frasi che nascono perché "vissute" nel luogo più recondito e profondo dell'anima di grandi, autentici, indimenticabili pacifisti come, ad esempio, Mahatma Gandhi.

"Non c'è pace per la via. La via è la pace."

Queste erano le sue parole.
E non c'è verità più vera di queste parole.
Ma la pace deve iniziare dal micro se si vuole farla arrivare al macro, e diventare così uno stato della persona, un modo di essere e di "sentire", che sia la normalità e non l'eccezione.
La pace deve nascere prima di tutto dentro se stessi.
Dentro la propria mente.
Solo così, e solo dopo, arriverà ad occupare anche il cuore, e la propria anima.
È un percorso.
Come tale da rispettare, e seguire in ogni tratto di strada, anche quando è difficoltoso, perché tortuoso, spesso in salita.
Occorre crederci con forza se si vuole raggiungere quel "luogo".
Quello dove abita la pace.
Anche quando guardo il mare provo un senso di pace.
Guardo, e aspetto un'onda alta e benefica che porti via scorie e spazzatura, e tutto ciò che non serve alla sua limpidezza.
Un'onda che le porti lontano, al largo, e le stemperi, le sciolga, fino a dissolverle, per poi disperderle in un "nulla".
E l'acqua del mare diventa limpidezza. E trasparenza.
Vorrei fosse così anche per gli esseri umani: un'onda che arrivi a disperdere le ombre della violenza che abitano il cuore.
Disperderle per sempre.
Forse per questo amo tanto una poesia di Tony Kospan.
Dice così:

" L'onda chiese al mare: mi vuoi bene?
Ed il mare rispose:
Il mio bene è così forte che ogni volta che ti allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia."

Ecco, così è il mare: ama ogni singola onda che compone la sua vastità.
Ci entri dentro, immergi le gambe in quella sua trasparenza, guardi in basso, e vedi i tuoi piedi, e le tue dita, esattamente per quello che sono.
Senza filtri.
Senza alcun ostacolo.
ESATTAMENTE per come sono.
Così come dovrebbe essere, per ognuno di noi, guardarsi dentro.
Guardarsi dentro con quella oggettività dettata dalla chiarezza, come quei piedi dentro un mare privo di detriti, privo di sporcizia, o di qualunque altra cosa offuschi una visione che dovrebbe essere solo trasparenza.
E dopo, solo dopo, guardare l'altro, avvicinarsi a lui, e tendergli la mano.
Non è una cosa facile, certo che non lo è: non siamo abituati a farlo. Non più.
Allora bisogna sforzarsi, se non viene più naturale farlo.
Sforzarsi per non fare entrare quel seme della violenza che sembra voler penetrare con prepotenza in ognuno di noi.
Che spinge con forza per farsi largo, e prendere possesso, e dettare legge, e credere che sia giusto così, che sia l'unica strada, l'unica alternativa possibile per sopravvivere.
Ma l'unica strada a cui tutto questo porterà, sarà la guerra!
Guerra, con tutta la devastazione che questa parola contiene e si porta dietro.
Perché è importante ricordare che non sono in conflitto solo Israele, la Palestina, l' Ucraina, ma altri 50 Paesi sparsi nel mondo sono infiammati da prevaricazione e genocidio, molti dei quali in Africa.
Forse l'Africa è troppo lontana da noi per ricordarla.
Ma l'orrore è il medesimo.
La vita umana, in particolare quella dei bambini, non ha colore: è sempre e comunque una "strage degli innocenti".
Ripenso a diversi anni fa, forse dieci o quindici, quando parlai con un Monsignore che era anche un esorcista.
Io mi lamentavo per l'indifferenza che vedevo essere più diffusa tra le persone.
Lui mi rispose con una frase breve e inquietante: "...e quello che verrà..."
Mi viene in mente spesso quella frase, a quanto fosse stata preveggente, e provo un senso di vuoto e d'impotenza.
Ma poi scaccio questa sensazione.
La scaccio con forza perché capisco che -se il male vuole vincere- quel senso d'impotenza è l'atteggiamento giusto per dargli spazio.
Invece no: dobbiamo lottare se vogliamo contrastarlo!
Senza scendere a compromessi.
Con la forza della solidarietà e della comprensione.
Con la forza di un sorriso.
Ho letto che la distanza più breve tra le persone è il sorriso.
E non costa niente:

"È una curva che raddrizza tutto" come scrive Phillips Diller.

Ovviamente una curva che sia sempre all'insù, aggiungo io.

...............

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