Sull'amicizia: un rapporto da non tradire mai




Ho letto una frase di Martin Luther King molto bella e molto vera:

"Alla fine non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici."

Mi ha colpita questa frase.
Forse perché l'amicizia, per me, è il sentimento che più dà un senso alla vita, il più profondo, il più importante, il più autentico, quello che deve fare da sottofondo a qualunque altro sentimento in un rapporto che sia positivo e di totale fiducia, quella fiducia che non deve mai essere tradita.
E il silenzio di un amico è forse il comportamento che più mi ferisce.
Vi racconterò una bella leggenda che amerei tanto fosse veritiera, e chissà, io lo voglio credere.
È il mito di "Damone e Finzia" e della loro amicizia senza confini.
Ve la riporto così come l'ho letta.
Poi, come sempre, vi darò la mia interpretazione psicologica, dove appunto sarà l'amicizia l'argomento principe.

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INTRODUZIONE:
Damone e Finzia sono i due protagonisti di una leggenda greca, che simboleggia la fiducia e la lealtà in un rapporto di vera amicizia. La storia è di Aristosseno. Dopo di lui è stata riportata da molti altri tra i quali Cicerone e Valerio Massimo.
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Nel IV secolo a.C., Finzia e Damone, due grandi amici seguaci del filosofo Pitagora, si recano a Siracusa.
Qui Finzia contesta il dominio tirannico di Dioniso il Giovane.
Per questo motivo viene condannato a morte (secondo altre leggende l'accusa è falsa, e viene formulata dai cortigiani di Dioniso, per mettere alla prova questa amicizia inscalfibile).
Finzia fa la richiesta di poter tornare per l'ultima volta a casa e salutare così la sua famiglia.
Ma Dioniso rifiuta, convinto che Finzia ne avrebbe approfittato per fuggire e non tornare più.
È a questo punto che Damone si offre di prendere il posto di Finzia, garantendo per lui: se Finzia non fosse tornato sarebbe stato condannato al suo posto.
Dioniso accetta lo scambio per mettere alla prova tanta fedeltà.
Intanto il tempo passa e Finzia non fa ritorno.
Arriva il giorno dell' esecuzione e Dioniso dà l'ordine ai suoi di prepararsi al compito che spetta loro, senza risparmiare a Damone la sua derisione per l' ingenuità avuta nel riporre così male la sua fiducia.
Ma Damone rimane fermo nella sua convinzione: l'amico arriverà!
Infatti, prima che il boia esegua il suo compito, Finzia arriva.
Si scusa del ritardo con l'amico, spiegandogli che la nave su cui viaggiava per tornare a Siracusa, era stata colta da una tempesta. Superata la tempesta, dopo lo sbarco era stato aggredito lungo la strada dai banditi, ma era riuscito ad arrivare per tempo, prima che l'esecuzione avesse luogo.
Colpito, e profondamente stupito da tanta lealtà, Dioniso decise di perdonarli, chiedendo di poter fare parte della loro amicizia.
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NOTA.

La storia di Damone e Finzia è diventata così famosa da diventare un'espressione idiomatica che significa "vera amicizia".
La leggenda è stata poi riadattata, in vari rifacimenti e in diverse opere, nel corso dei secoli.
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COMMENTO E INTERPRETAZIONE.

Leggo spesso frasi bellissime sull'amicizia.
Che siano di autori dell'antichità come Epicuro:

"Di tutte le cose belle che la saggezza procura per ottenere un'esistenza felice, la più grande è l'amicizia."
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Oppure di Lucio Annea Seneca:

"Una delle qualità più belle dell'amicizia è capire ed essere capiti."
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O, ancora, di autori più contemporanei, come ad esempio Isabel Allende:

"La vera amicizia resiste al tempo, alla distanza, e al silenzio."
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In tutti i casi, parlano e scrivono di profonde verità.
Ecco, se io dovessi descrivere con una frase l'amicizia, direi:
"L'amicizia è verità."
Perché un amico è quella persona con la quale puoi essere te stesso: senza maschere, senza corazze né scudi, perché sai che non hai alcun bisogno di proteggerti.
Perché l'amicizia è intessuta con quel "filo rosso" che unisce, che non si logora né si spezza, perché solido.
Invisibile, perché non ha bisogno di mostrarsi.
Che non stringe, e non lascia il segno, perché non occorre, perché tanto non lo perdi quel filo, che non è un laccio che imprigiona, ma che lega tra loro mente, cuore, anima.
Ecco, io la vivo così un'amicizia.
Ovviamente parlo di Amicizia.
Quella con la maiuscola.
Quella che resiste a momenti di incomprensione, perché basta parlarsi, per poi capirsi.
A volte non occorre neppure parlare: basta ammiccarsi e ... subito parte il sorriso!
O una risata.
Quell'amicizia che non fa mai sentire soli, perché sai che se hai dubbi, paure, vuoti improvvisi, quella persona c'è. C'è sempre.
E forse per sempre.
Sono cauta nel definire qualcuno "vero amico", perché a volte -con tutta la fiducia del mondo- capita di sbagliare nel giudicare.
A me è capitato.
È qualcuno in cui ho creduto come mai in nessuno.
Oltre a ogni esperienza precedente di fiducia amicale.
Che mi ha dedicato lettere e parole mai lette, impossibili da non credere veritiere, impossibili da dubitare.
Un comunicarsi che non chiedeva e non voleva niente, se non il piacere del raccontarsi.
Attendersi per leggersi.
Raccontarsi ricordi mai rivelati ad altri.
Ricordi, sì: e tanti.
Di infanzie difficili, ma felici.
Di adolescenze incomprese, ma con sogni da realizzare.
E poi i percorsi, pieni di fatica e di determinazione.
Quella determinazione che dà quella spinta entusiasta per realizzarli.
E obbiettivi raggiunti, dei quali rallegrarsi insieme.
E fallimenti, che l'amico ridimensiona guardando dritto negli occhi.
E, senza frasi retoriche né inutili ipocrisie, ascolta e ridimensiona senza "lingua biforcuta", come dicevano gli indiani d'America, ma con cuore puro, quello che "vola alto come il falco".
E allora quella tristezza, data dal senso di fallimento, si stempera così, piano piano, fino a svanire: come fa la nebbia quando il sole riscalda, e asciuga l'aria.
Ecco, io ho avuto un amico così.
Fermamente convinta fosse così.
Eppure anche questa amicizia, intessuta con i fili sottili ma indistruttibili della fiducia, a volte viene sminuita, perché a uno dei due non conviene più, per i motivi più vari.
È stato l'altro a rinnegare.
Io no.
Io non rinnego.
Ma per la ragione già citata all'inizio di questo argomento: l'amicizia, quella vera e profonda, per me è VERITÀ.
Non potrei mai tradirla.
Forse sono subentrati altri interessi, interferenze di altri, difficoltà di mantenere vivo il rapporto, minore interesse ed entusiasmo a mantenerlo vivo... Chissà...non l'ho saputo.
Non mi è stato detto.
A volte sono i principi a trasformarsi in rospi.
Oppure certe carrozze tornano zucche prima dei rintocchi della mezzanotte.
La vita è una collezione di attimi, come scrisse in un romanzo un autore che si chiamava Roth.
Forse è così.
Forse è questo.
E tutto può accadere.
Ma ci sono attimi che escono dalla "collezione", per vivere di vita propria.
Questo è il caso, almeno per me, dell'amicizia.
Quella vera però.
Poi ci sono anche i casi contrari, come mi è capitato recentemente, quasi che la vita cerchi a volte di "compensare".
Ho ritrovato un amico che conobbi più di dieci anni fa.
Mi è tornato in mente il suo sorriso sincero, che illuminava un viso da ragazzo.
Avevo ancora il suo numero di cellulare, e gli ho mandato un saluto con un messaggio, così, d'impulso, quasi certa che non si sarebbe ricordato di me.
E anche incerta, perché non sono una persona invadente.
Invece mi ha risposto subito: si ricordava!
Era sorpreso ma contento.
E ha ricambiato il mio saluto con autenticità.
Perché la vita ferisce, e a volte risana.
Le cicatrici del cuore rimangono quando la ferita è profonda, allora la si sfiora con quel "polpastrello" virtuale e leggero.
Senza amarezza ma con tenerezza.
Perché, così, il cuore non si indurisce.
Le sue ali non si spezzano.
E può continuare a volare alto come il falco.
NON dimenticatelo mai, amici che mi leggete.
Ricordate le parole che la volpe rivolge al Piccolo Principe? "addomesticami".
Dove per addomesticare s'intende creare dei rituali con quella persona, qualcosa che la rende unica per l'altro❣️
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