L'idealizzazione della bellezza attraverso il mito

Pigmalione e Galatea

Ancora un mito da utilizzare come spunto e riflessione psicologica.

Oggi vi propongo il mito di Pigmalione e Galatea, raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi.
È un racconto molto romantico e particolare che, oltre che il rapporto con l'arte, mette in luce dei meccanismi psicologici, nello specifico ciò che viene definito "effetto Pigmalione".
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STORIA DEL MITO DI PIGMALIONE E GALATEA.

Pigmalione era un eccellente scultore, abitante nell'isola di Cipro.
Era solo, senza una compagnia femminile, questo perché aveva una cattiva considerazione delle donne, non trovando nessuna abbastanza degna del suo interesse e del suo amore.
Decise così di scolpire personalmente una statua con sembianze di donna, qualcuna che fosse perfetta secondo il suo ideale.
Scolpì infatti, con l'avorio, una donna bellissima, assolutamente perfetta.
Scelse come materiale l'avorio perché fosse bianca e pura come lui la desiderava.
Il risultato fu talmente fedele a quello da lui agognato, che Pigmalione s'innamorò perdutamente della propria opera.
L' accarezzava, la baciava, la stringeva, sperando che il freddo dell'avorio si trasformasse in una pelle calda, morbida, viva al tatto.
La riempiva di doni, così come avrebbe fatto con una vera donna che amasse.
Finché Pigmalione iniziò a fare sacrifici a Venere, nel giorno della sua festa, con la richiesta di esaudire il suo folle desiderio: che la ragazza d'avorio si potesse trasformare in una creatura vera.
Venere sentì nelle parole piene di passione dell'uomo, una intensità tale in quell'amore, che accolse la sua preghiera.
Ed ecco che, in uno dei suoi continui abbracci, Pigmalione sentì qualcosa di diverso, gli parve che il corpo della statua iniziasse a riscaldarsi, che la liscia durezza dell'avorio si ammorbidisse: la bellissima statua era diventata un corpo in carne, ossa, sangue!
Pigmalione, pazzo di gioia, riuscì così ad esaudire finalmente il suo grande desiderio di unirsi alla sua creazione, con la quale visse felice proprio come nelle fiabe.

CONSIDERAZIONI.

Questo mito fa riflettere sia dal punto di vista dell'arte che della psicologia.
L'arte, specialmente nell'antica Grecia, faceva riferimento al concetto che bisogna prendere ispirazione dalla natura, quindi dalla realtà, per creare un'opera il più verosimile possibile.
Nel caso di Pigmalione avviene il percorso inverso: ciò che lui crea con la sua opera è così idealmente perfetto da superare la realtà.
Nelle versioni successive, a differenza di Ovidio, gli autori hanno dato un nome anche alla statua che prende vita: Galatea.
Nome che deriva dal greco galaktos, ovvero latte, in riferimento al candore della carnagione di Galatea.
Ma passiamo all'interpretazione più prettamente psicologica.
Si parla di "Effetto Pigmalione" quando si vogliono differenziare due meccanismi mentali: uno artistico, l'altro appunto psicologico.
Artistico è quello di toccare un'opera per verificare se ciò che vede corrisponde anche ad un altro senso, come è il tatto.
Com'è, appunto, toccare una statua di marmo od avorio, estremamente liscio al tatto.
Psicologicamente, ed è ciò che m' interessa di più fare conoscere, l'effetto Pigmalione è denominato anche effetto Rosenthal, dal nome dello psicologo che lo studiò.
Questo effetto viene più comunemente spiegato con il termine di "profezia che si autoavvera".
Cosa intende Rosenthal con questo?
Ecco, vuole dire che quando crediamo fortemente che un giudizio su di noi sia reale, ci convinciamo di ciò che credono gli altri.
E che questo giudizio corrisponda a verità.
Nell'esperimento di Rosenthal un gruppo di studenti venne scelto per essere sottoposti a un test.
I punteggi che ottennero gli studenti furono diversi tra loro.
Gli insegnanti, che non conoscevano i bambini, vennero però informati che quel gruppo di studenti era stato scelto tra i più intelligenti.
Anche se in maniera non consapevole e involontaria, gli insegnanti, avendo aspettative positive su di loro, incoraggiarono i bambini che dettero il meglio di sè.
Un anno dopo quei bambini erano in effetti diventati i migliori della classe, anche quelli che avevano avuto punteggi inferiori.
Dunque, le aspettative e le credenze che le altre persone hanno di noi, sono in grado di influenzare il nostro comportamento.
Se controllare o modificare le aspettative che gli altri hanno su di noi è estremamente difficile, si può prenderne però consapevolezza, e agire di conseguenza su quegli aspetti che sono sotto il nostro controllo.
Nostro, e di nessun'altro.
In questo caso il nostro atteggiamento diventa fondamentale: se si applicano significati negativi alla realtà si creano realtà disfunzionali, se al contrario applichiamo pensieri positivi, possiamo ottenere profezie di buon auspicio anziché distruttive.
È chiaro che non esiste una correlazione diretta tra il pensare positivo e il verificarsi di un evento positivo, ma il nostro atteggiamento mentale e di pensiero, è fondamentale nel nostro modo di stare nella realtà.
L'effetto Pigmalione si manifesta un po' in tutti gli ambiti, non solo in quello scolastico, ma anche in quello lavorativo, familiare, affettivo, sociale.
Quindi la conclusione è che una profezia può avverarsi perché è stata formulata, come accadde appunto a Pigmalione, il quale credeva tanto nella possibilità di rendere umana la sua statua, che il suo "crederci" divenne realtà.

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