Considerazioni e analisi del mito di Ero e Leandro
Ovidio venne ispirato da questa incredibile storia d'amore, al punto che incluse la loro coppia nelle sue "Eroidi" per celebrare così la prova di coraggio e di abnegazione di Leandro, e l'attesa ansiosa di Ero per essere raggiunta dall'amante.
Questo malgrado la tempesta sul mare che avrebbe reso impossibile l'attraversata.
Nella lettera XVIII di Ovidio si legge l'amore assoluto e devoto per Ero:
"Non ti avrò dunque mai se non quando lo vorrà il mare,
nessun inverno dunque mi vedrà felice? "
e ancora:
"o avrò sano e salvo il premio della mia audacia
o la morte sarà la fine di questo amore affannoso."
Nella lettera XIX troviamo la risposta di Ero:
" Troppo lungo è ogni indugio che ritarda la nostra gioia;
perdona la mia confessione. Il mio amore non è paziente."
Infine scopriamo che la ragazza è turbata dall'assenza dell'amato, e malgrado le continue rassicurazioni e dimostrazioni che lui le dà, Ero di lascia prendere dalla gelosia:
"Non temo i venti che ritardano i miei desideri,
ma che non si disperda simile al vento il tuo amore, che io conti meno per te, che i pericoli superino il motivo di venire, e il compenso non valga più la fatica."
e ancora:
"Sono in grado di sopportare tutto piuttosto che tu resti in ozio, conquistato da non so che rivale, e abbraccino il tuo collo braccia estranee, e un nuovo amore sia la fine del nostro amore. Piuttosto morire che soffrire questa sciagura, e il mio destino si compia prima del tuo tradimento!"
La lettera si chiude così, con questo presagio di morte.
Di fatto, è Ero a spingere e a forzare -con la sua impazienza ed i suoi dubbi- Leandro a compiere quel gesto imprudente, e altamente rischioso, di gettarsi ugualmente in mare per attraversare quello spazio che lo divide da lei, condannandolo così a una tragica morte.
Si narra che Lord Byron abbia voluto verificare personalmente la veridicità della storia, attraversando a nuoto, di notte, in solitudine, lo stesso tratto di mare dell'Ellesponto.
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Vi ho riportato questi brani delle lettere di Ovidio dove ci mostra il dialogo tra Ero e Leandro, così come vi ho raccontato di questo amore che, nella sua immensa intensità, appare perfetto.
Certo, niente a che vedere con gli amori ai giorni nostri, dove troppo spesso ha tempi brevi (vedi il gosting, comportamento così frequentato ultimamente).
O, ancora, un sentimento che non è altro che un esasperato senso di possesso.
Leggiamo insieme un brano che vi riporto.
È scritto da Clive Staples Lewis, autore di molti saggi e romanzi tra i quali il ciclo "Le cronache di Narnia".
Lewis divide l'amore in diverse declinazioni: affetto, amicizia, eros, carità.
Uno dei punti che tratta in maniera più approfondita è l'Eros come rapporto con la sessualità:
"L'uomo si sente pervaso da un desiderio che può anche non essere tinto di sessualità.
Se gli chiedeste che cosa desideri, la sua risposta sincera sarebbe: "continuare a pensare a lei." La differenza cruciale è che l'istinto sessuale desidera l'appagamento, mentre l'amore erotico desidera la persona amata nella sua totalità: una persona particolare ritenuta insostituibile. L'innamorato desidera l'amata per quello che è, non per il piacere che le può procurare.
La grandezza di Eros spinge gli innamorati a preferirlo anche alla felicità: "meglio essere infelici con lei che felici senza di lei.
Che i nostri cuori si spezzino pure, a patto che siano insieme." Ma questo espone a grandi delusioni: questa felicità totalizzante viene quasi sempre smentita dagli eventi della vita di coppia, ma soprattutto dalla volubilità dell'essere umano. Tutti i veri innamorati possono innestarsi sull'amore erotico e compiere promesse che questo non riesce a mantenere." Conclude così Clive Staples Lewis nel suo trattato.
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La mia considerazione coincide in molti punti con quelle di Clive Staples Lewis.
Ma, oggi come non mai, l'amore il più delle volte si trasforma in senso di possesso, come ultimamente testimoniano i tanti femminicidi che avvengono da parte di uomini, anche dopo che la relazione è già finita da tempo.
Come definire tutto ciò: amore vero, o solo misero senso di possesso?
E l'abbandono da parte di una donna: sofferenza o una ferita narcisistica inferta al proprio orgoglio maschile?
Certo, fondamentale è differenziare e non fare di tutta l'erba un fascio, come si dice.
Ma, per mia esperienza professionale, constato spesso che il dichiararsi da parte maschile, con intense frasi a dimostrazione della profondità del proprio sentimento, per poi sparire con la stessa intensità e determinazione (il famoso gosting già citato), è un evento che sento raccontare sempre più di frequente dalle mie pazienti.
Forse per questo motivo rimaniamo affascinate, quasi rapite, dai racconti di questi amori mitici che tutte vorremmo per noi.
Per questo, forse in maniera consolatoria ma non del tutto, ho posto l'attenzione ed evidenziato la gelosia nata dalla diffidenza di Ero sulla veridicità del profondo amore di Leandro, diffidenza che ha portato all'estrema conseguenza della sua morte.
Potremmo considerare in questa storia anche la componente che in questo mito unisce Eros a Thanatos.
Eros come pulsione di vita, Thanatos come pulsione di morte.
Sono due forze primordiali che secondo Freud regolano la vita psichica: Eros come spinta a creare e preservare, Thanatos come tendenza a distruggere e separare.
Sono due pulsioni in perenne conflitto e interazione tra loro.
Combinazione responsabile di tutti i fenomeni della vita, dalla nascita alla morte.
In una modalità, forse estrema e molto soggettiva, potrei paragonare Leandro con il coraggio e l'ardore della sua passione, a Eros.
A Thanatos invece, la passione di Ero che però è rivestita di egoismo, e incita l'amato ad un enorme rischio che gli costerà la vita.
Questo per dire che neanche gli amori mitici sono esenti da fragilità.
Forse la frase rituale dell'unione di un matrimonio: " finché morte non vi separi" dovrebbe essere modificata in qualcosa che non dia l'idea di una condanna.
Ciò che rende spesso la vita di coppia un'abitudine che si trascina tra molti scontri più che da incontri.
Una frase migliore e più "vitale" forse dovrebbe essere:
"finché amore vi tenga uniti".
Amore, non abitudine che diventa costrizione
Perché la vita in comune non offuschi, e non spenga, la voglia di vivere.
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