Le illusioni sono persone pericolose: non hanno difetti
Colpita, come una freccia scoccata da un arco che arriva al centro perfetto di un bersaglio!
E lo trafigge.
E lo passa da parte a parte.
Ma quanto è vera questa frase?
Eh sì...tanto, proprio tanto.
Niente è più pericoloso, per l'idea romantica che ci facciamo di certe persone o di certi aspetti della vita, quanto le illusioni.
E per "aspetti della vita" mi riferisco soprattutto ai momenti che viviamo, e "i momenti" li viviamo con gli altri: le persone che condividono con noi l'avventura del Grande Viaggio sulla Terra.
Parlo di relazioni, ovviamente, e le relazioni, come la vita, si diversificano moltissimo tra loro.
Sono come tessuti, alcuni ruvidi come il lino, altri con certe morbidezze strane, che scivolano tra le dita ma con una lieve sensazione di "attrito", come avviene con il velluto ad esempio.
Altri ancora invece sono incredibilmente lisci, come lo è la seta, talmente dolci al tatto che scivolano dalle mani, lasciando qualcosa di eccitante che rimane, che trasmette al palmo, e poi a tutto il corpo, come una carezza.
La frase si riferisce alle illusioni come a "persone".
Nello specifico come a "persone pericolose".
Perché?
Sono pericolose perché ce la creiamo noi questa perfezione.
Chi ci appare privo di difetti diventa pericolosamente perfetto per chi in quel momento guarda e valuta.
Soprattutto, in quale rapporto l'altro ci appare inizialmente perfetto?
Bè, credo che siate tutti d'accordo: in una relazione d'amore, quindi di forte attrazione di testa, di cuore, di pancia.
E questo accade, SEMPRE, nella fase iniziale di una relazione.
Vi dico il perché nella mia idea di donna, non solo di psicologa.
Come riflessione di questi due "ruoli" uniti.
Ecco, attendiamo da sempre d'incontrare chi, scambiando un solo sguardo con il nostro, faccia risuonare dentro di noi, immediata e incredula, quella vocina che ci dica: "è lui", oppure, "è lei"!
Da quel momento, se l'interesse è reciproco, costruiamo nella nostra fertile mente, quella che attendavamo da sempre: la "persona perfetta".
O meglio, che riflette ogni fantasia di perfezione per noi, ogni desiderio, quindi, finalmente quel famoso "sogno da bruciare" di cui scriveva Shakespeare.
Pezzo dopo pezzo, tassello dopo tassello, frammento dopo frammento: colori e polvere di fata.
Accostiamo i colori più intensi insieme ai più delicati, quelli che meglio sono più affini tra loro, fino a fonderli e confonderli: e...magia!...ecco che ci appare l'immagine "dell'altro".
Quell' altro che si teneva nascosto nell'angolo più remoto della nostra fantasia, nella piega più riparata, che non si aveva il coraggio di "visitare" per timore di sentirsi troppo vulnerabili, troppo ingenui, troppo infantili: troppo illusi appunto!
Ma la perfezione non esiste, lo sappiamo bene, e lo sappiamo TUTTI.
Però poi si pensa "okay, non parlo di perfezione in senso assoluto, certo, ma ciò che è perfezione per me!"
Sì, ma la cosa non cambia.
Non cambia niente, anche se è solo per noi a non avere difetti, è comunque un'illusione!
È un'illusione perché siamo noi ad avere costruito quella immagine che fosse perfetta per noi: pericolosa quindi!
E più facciamo diventare quell' immagine perfetta, più diventa pericolosa.
Ma quei difetti verranno fuori.
Verranno fuori nel momento stesso in cui quella "illusione" inizia a sgretolarsi...
Pezzettino dopo pezzettino.
Frammento dopo frammento.
Luccichio dopo luccichio che si spegne, quel lento sgretolarsi farà apparire una figura altra, diversa, a volte incredibilmente opposta e in antitesi a quella creata con tanta cura, tanta attenzione, tanta convinzione, da credere avesse preso vita quel "compagno immaginario" della propria infanzia, così tanto atteso e all'improvviso arrivato.
Invece, ecco che- altrettanto improvviso- ancora una volta quell' immagine idealizzata si riduce, rimpicciolisce, svanisce, e riprende il suo posto laggiù, nel fondo più fondo del sogno.
Ritorna in quell'angolo della mente e del cuore che si chiama "illusione", trasformandosi in delusione.
Forse questa riflessione meriterà una fiaba o, chissà se la troverò, una leggenda mitologica.
Oppure la storia vera di un amore che non si "consuma" mai.
Non amo le storie che contengono una "morale", anzi, spesso non le sopporto proprio.
Ma la frase in oggetto, e la conseguente riflessione, la sua analisi, e cioè che le illusioni procurano sempre sofferenza, può aiutarci a riflettere che non vale la pena di af-fidarsi a una fantasia che abbiamo costruito. Ignorando le avvisaglie che forse quella perfezione stava mostrando "il fianco".
La sua inconsistenza.
La sua vulnerabilità.
E quella superficialità di qualcosa che credevamo vero, ma soprattutto profondo: proprio come quel mare di cui cantava Dalla.
Voglio contraddirmi trovando una morale anche se non mi piacciono.
Quale?
Bè...prima di ogni cosa che non bisogna sprecare il nostro tempo, e questo è un consiglio importantissimo a volte difficile da seguire, ma che faccio a tutti, perché vale per tutti.
Importantissimo perché la vita bisogna "succhiarla", come si fa con certe chioccioline di mare che, se non succhi con forza, non riesci a tirarne fuori il contenuto, quel piccolo mollusco saporito chiuso al suo interno.
Allora magari lasci perdere, e ti accontenti di qualcosa di più facile, che non ha bisogno di tanti sforzi per essere "conquistato".
Ma è sbagliato, perché sono buonissime, saporite, ed è una soddisfazione essere riuscite a mangiarle per gustarle.
Ecco, forse è questo il succo di tutta questa riflessione.
Questa la sintesi: la Vita bisogna "mangiarla" per assaporarla!
Assaporarne ogni aspetto che non conosciamo ma che ci attira. Senza aspettare troppo, per poi lasciarcelo sfuggire per sempre!
Perché non possiamo sapere quanto tempo ci resta, ma possiamo sapere come usarlo, imparando a prenderci cura di noi e del "nostro" tempo.
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