La saggezza delle favole - La quercia e la fragola
- Piccola sei! -
diceva una grande quercia a una pianticella di fragola che le cresceva ai piedi.
- Sei una piccola e povera cosa.
Guarda come io spando i miei rami al vento, come numerosi e folti crescono i miei frutti!
Tu hai quattro o cinque fragolette in tutto e per tutto.
Davvero ti compiango!
"Come sei pietosa- rispose la pianticella- ma, vedi, io non invidio né i tuoi rami né i tuoi frutti. Una fragola è più pregiata di mille ghiande!
I miei frutti sono cari agli uomini, i tuoi ai maiali!
Non è la quantità, cara mia, che conta, ma la qualità."
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INTERPRETAZIONE
Anche questa piccola favola mi piace molto perché, nella sua pur brevità , è densa di un significato importante.
Come quella de "Le due zucche", tratta di atteggiamenti di arroganza o di senso di superiorità che, al giorno d'oggi, sono troppo spesso una caratteristica di comportamenti degli esseri umani sempre più individualisti ed egoisti.
La superbia e la vanagloria della grossa quercia, dettata dalla sua imponenza, viene tacciata e ridimensionata dalle giuste rimostranze della piccola, ed apparentemente "inferiore", pianta di fragole.
Ma la diversità è solo esteriore.
Superbia e vanagloria sono due termini piuttosto affini, essendo ambedue caratterizzati da una stima eccessiva di sé.
La differenza è che si basano su una fondatezza diversa nella valutazione del proprio valore:
la superbia può essere fondata su meriti reali o presunti, mentre la vanagloria è comunque e sempre un' ostentazione sproporzionata e priva di oggettività.
La prima è un atteggiamento di orgoglio, con un senso di superiorità nei confronti dell'altro, e la tendenza al disprezzo.
Nella seconda invece la vanità è completamente immotivata, e priva di riscontro oggettivo.
Per concludere, mentre la superbia può essere fondata su una base, anche se esagerata, la seconda rimane una ostentazione eccessiva fine a se stessa.
Purtroppo, in particolare nella realtà quotidiana, spesso chi ha "potere" -e parlo soprattutto di potere economico- ha nei confronti di chi non ha le stesse possibilità, un atteggiamento di superiorità.
Come se lo "status" raggiunto rispetto all'altro lo mettesse su di un piedistallo, e fosse significativo di una capacità, intelligenza, intraprendenza, superiore all'altro.
Un atteggiamento che come conseguenza mortifica e umilia chi viene giudicato inferiore.
Spesso ci si dimentica delle infinite variabili che la vita ci pone davanti, a volte positive altre negative, dove spesso la fortuna, in quanto "Dea Bendata", ha un ruolo da non sottovalutare.
Inoltre, da tenere conto come diversità, è l'esistenza della maggiore o minore disponibilità di ognuno di noi, di scendere o meno ai possibili compromessi che a volte vengono posti come prezzo per la realizzazione di un obbiettivo.
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