Le ferite del cuore
Ho descritto molte volte la sensazione di sentirmi come dentro una bottiglia di vetro trasparente.
È una bottiglia panciuta, che mi permette di raggomitolarmi dentro, nel suo fondo, ma ha un collo molto lungo e stretto, talmente lungo e stretto che è impossibile risalire verso l'uscita di questa bottiglia.
È di vetro trasparente, e da lì, posso vedere tutto ciò che avviene, che osservo, sia attraverso che da dentro la mia "prigione/bottiglia".
E lei mi isola dal resto, da ciò che vedo e non posso vivermi, né farmi vivere perché fuori da me.
Così non mi rimane altro che pensare su ciò che vedo.
Oddio quanto penso, e quanto tempo ho per farlo: tutto il tempo che mi resta da vivere.
E quante, le domande senza risposta!
Qualcuno ha detto "non farti domande se non puoi avere risposte", altri invece correggono e dicono "non farti domande se non vuoi ascoltare le risposte".
Io credo che di risposte non ce ne siano per nessuno, oppure ci sono quelle che ognuno si dà.
Le risposte che ci danno gli altri seguono il pensiero di ciò credono gli altri, il loro punto di vista, non il nostro.
Mi chiedo come abbia fatto, io, ad infilarmi dentro questa bottiglia che mi costringe dentro i miei pensieri senza farmi agire come vorrei.
Forse l'ho incontrata durante il mio percorso, e mi deve essere sembrata bella così rotonda, ampia, panciuta, ma soprattutto trasparente, di un vetro d'azzurro chiarissimo e pieno di luce. Bellissima e rassicurante quindi questa bottiglia!
Ispirava curiosità, e fiducia.
E io sono una molto curiosa.
Fiduciosa un po' meno.
Una volta lo ero tanto invece.
Sempre pronta ad ascoltare, a "buttare il cuore oltre l'ostacolo" a credere ecco!
Pronta a sorridere prima di tutto con il cuore, poi con gli occhi, e solo per ultimo con la bocca.
Poi...poi non lo so.
Forse la mia disponibilità, questa voglia pazzesca di vivere e di farmi vivere, era troppo evidente. Forse è stato così.
Forse questo, sì.
E si sa che l'essere umano spesso è stupido.
Che crede che chi ha il cuore aperto sia facilmente raggiungibile, senza capire o sapere che non è esattamente la stessa cosa.
Che spesso è vero il contrario.
Essere disponibili verso l'altro non significa affatto essere "più raggiungibili", nel senso di più facili da conquistare.
Niente di più sbagliato, anzi, un vero autoinganno!
È un po' come ritenere "misterioso" e più interessante chi parla poco, o addirittura sta in silenzio.
Invece magari è solo qualcuno che non ha argomenti, interessi, ironia, vivacità intellettuale o caratteriale.
E, forse, quando si decide a intervenire in qualche discussione ci si accorge che dice banalità e, forse, il vero motivo del silenzio era questo.
Ora mi sento stanca.
All'improvviso stanca.
Non è che il mio cuore si sia richiuso, no, diciamo che uno spiraglio c'è, uno spiraglio attraverso il quale prima osserva e poi decide se aprire un po' di più quello spiraglio.
La porta di questo cuore, però, non si spalancherà più come prima, con quell'innocenza che appartiene al cuore dei bambini.
Troppe delusioni lasciano altrettante ferite, non quelle che "sbucciano" solo un po', che non sanguinano, ovvio che no.
Parlo di quelle ferite che entrano dentro, che centrano i punti più vulnerabili, e per questo motivo non lasciano piccoli segni ma cicatrici.
Quelle cicatrici che se le sfiori con la punta del polpastrello le senti nel loro spessore, quelle che non spariscono nel tempo.
Forse, a forza di sfiorarle con quel polpastrello si appiattiscono un po', ma non spariscono.
Rimangono lì, per non farsi dimenticare.
Rimangono lì perché, contrariamente a ciò che si dovrebbe, chi è fatto come me (forse, ma non ne sono sicura) tornerebbe a sorridere all'altro con quello stesso cuore, perfino arricchito da quelle ferite rimarginate.
Poi sorriderebbe ancora con gli occhi, e infine, solo per ultimo, con la bocca.
Tutto come prima, ecco, se non per un piccolo particolare: e cioè che loro, quelle cicatrici, sono lì per ricordarti che per non smettere mai di sorridere, per tornare alla fiducia, bisogna però preservarsi.
Almeno un po': quel tanto che basta per uscire dalla bottiglia e continuare a sorridere e a credere.
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Senza disturbare le ampolline eucaristiche e le ampolle del chimico che ho visualizzato,😅 banalmente le bottiglie di vino hanno il collo lungo e stretto perché " il collo allungato e stretto permette di versare il vino in modo delicato, senza provocare fuoriuscite incontrollabili " 🫂
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