Prima un pensiero, poi forse anche una fiaba. Tutto per il Natale
Mi hanno chiesto di scrivere una fiaba di Natale e sicuramente, se riesco a inventarmi qualcosa che riesca a trasmettere il senso del magico che ha questo giorno, lo farò. Intanto vorrei dirvi cosa provo io.
Certo, non è più quella sorta di frenetico stupore di quando ero piccola: la città che all'improvviso si trasformava nel regno di Babbo Natale per quelle luci che illuminavano ogni angolo delle strade, donandogli la magia di quei colori un po' dorati, come se quei rossi, quei blu, quei verdi, quei gialli, fossero mescolati insieme alla polvere delle stelle, luccicanti come gemme preziose.
E così i negozi, le vie, i palazzi, i balconi, le piazze, i vicoli del centro...tutto era così incredibilmente illuminato a festa!
E ancora i tanti abeti adornati di lucide palline rotonde, di buffi pupazzetti, di fili d'argento, di stelle comete a fare bella mostra di sé sulla cima degli alberi, poi dolcetti, boeri avvolti in trasparenti carte rosse, bastoncini di zucchero e caramelle, infine -a valorizzare e ad evidenziare il tutto- mille lucine dai colori accesi.
Che meraviglia!
Mi guardavo intorno con il respiro un po' trattenuto, come sospeso per quello stupore che si trasformava in un' emozione che bussava contro la porta del cuore: e quella porta subito si apriva prontamente, per fare entrare tutte quelle emozioni.
Per poi riempirsene e farlo battere più in fretta, regalando "lucciconi" ai miei occhi sgranati di bambina.
No, certo che no, che non è esattamente la stessa magia di allora ciò che provo ora, anche se in alcuni momenti le somiglia molto.
E quando capita per un attimo dimentico la realtà di oggi, questa realtà che è diventata avara di magia.
Allora svuoto la mente, chiudo gli occhi, apro il cuore a quelle emozioni, e per un istante torno bambina.
C'è qualcosa, però, che bussa ancora contro quella porticina, quella del cuore intendo.
È qualcosa di diverso.
Di nuovo e più maturo.
Che mi fa pensare.
Riflettere.
Ragionarci per cercare di capire in profondità, in quel fondo più fondo che non mi basta mai di scendere per andare ad esplorarlo.
Guardo le varie pubblicità alla tele, e ascolto le voci fuori campo quando con tono accattivante, ricca di convincenti propositi positivi, ci ricordano che: "a Natale siamo tutti più buoni!".
E magari tutti si sentono davvero più buoni.
Ed è allora che penso, e mi chiedo: " perché?".
Voglio dire perché solo a Natale, e non in ogni giorno che la vita ci regala, non si può provare a essere se non "più buoni" almeno migliori?
Lo so che non è facile.
Così come so che l'atmosfera natalizia compie questo piccolo cambiamento, che però non è autenticamente vero e profondo.
Che in realtà è solo un piccolo miracolo creato da questa suggestione collettiva.
Perché c'è chi sta male, come i poveri, quelli che magari vorrebbero fare un dono anche minimo a un figlio, o a un genitore, oppure a un amico, e non riescono perché non ne hanno le possibilità.
E si sentono mortificati.
E nei loro cuori non si apre nessuna porticina.
Perché il Natale forse è anche "magico", ma non regala quella bacchetta che realizza i desideri.
Oppure c'è chi è ricoverato in un ospedale, e le luminarie delle strade non le può vedere ma solo immaginare, e in quell'immaginare tutto si amplifica, e si carica di una magia ancora più grande perché fantasticata, e diventa così rimpianto.
Specialmente i bambini, perché io me li ricordo bene quei bambini quando facevo volontariato in pediatria come psicologa.
Ricordo quegli occhi che apparivano ancora più grandi in quei faccini smunti.
Eppure si accendevano subito di piccole luci quando vedevano i volontari travestiti in modo buffo improvvisando per loro piccoli spettacoli.
Ed è allora che penso.
Penso a come si potrebbe far entrare il Natale nel cuore delle persone -di ogni persona- in ogni giorno dell'anno, nel quotidiano, e non solo in "quel" giorno o in "quel" periodo dell'anno.
Però forse non è possibile, perché la Magia è data dal fatto che questa sensazione così unica, la si prova proprio perché non fa parte della quotidianità.
C'è una canzone di Dalla che ipotizza che "nell'anno che verrà" sarà "due volte Natale e festa tutto l'anno", ma forse se questo si avverasse tutto cambierebbe, perché se "tocchi" la Magia così spesso, non sarebbe più tale.
E sparirebbe.
Così come la vita ha un senso ed è così preziosa perché sappiamo che finisce, che non è eterna.
Allora ogni giorno possiamo farlo diventare unico e speciale.
Ogni giorno una micro vita.
È la sua precarietà che ci insegna e ci invita a quel "succhiare il midollo", che rende la vita "un viaggio".
Un viaggio irripetibile perché unico.
La vita come un avventuroso viaggio da "assorbire" ogni giorno nella mente, negli occhi, nel cuore.
E farsi assorbire, a nostra volta, da Lei.
Non perderti gli altri post del nostro Blog, clicca su "segui" alla Home Page e diventa un nuovo follower!
Commenti
Posta un commento