Fiaba di Natale 🌲⭐
Era qualcosa che ormai faceva parte di lei da troppo tempo.
Viveva nel bosco Sole, lo stesso bosco che l'aveva accolta molti anni prima anche se non sapeva quanti, ma si rendeva conto che dovevano essere davvero tanti perché il suo corpo di bimba si era trasformato in quello di ragazza.
Quello che sapeva di certo era che quando si era persa dentro quel fitto mondo, tra i suoi mille alberi, i suoi sentieri, i tanti cespugli, le siepi fatti di foglie odorose, di sempreverdi o di rovi, aveva 7 anni.
Sì, perché lei era una bambina che si era perduta, tanto tempo prima, in quel tempo che a lei sembrava appartenere a un'altra vita.
Era accaduto nell'allontanarsi dai genitori per inseguire la sua insaziabile curiosità, e non era mai più stata ritrovata.
Immaginava la disperazione in cui poteva avere lasciato mamma e papà, ma che non poteva certo essere superiore alla sua.
Perché, perché nessuno era mai riuscito a ritrovarla?
Ricordava quel terrore che si affacciava dentro di lei, subito sopito dalla certezza che sì, che sicuramente all'improvviso avrebbe sentito rumore di passi, di fronde che si muovevano e si aprivano per lasciare passare chi la stava cercando, di luci forti quanto improvvise a ferire il buio della notte.
Allora avrebbero illuminato il suo piccolo viso, i suoi occhi sgranati dall'ansia dell'attesa, il suo corpo di bambina ma ... niente!
Questo non avveniva mai.
Ogni mattina, al levare del sole, quei raggi -filtrando tra i rami- la svegliavano per ricordarle che un nuovo giorno iniziava, e la sua fiducia si rinnovava fino al momento in cui quella speranza delusa le svuotava il cuore.
Rimaneva in attesa, con i sensi allertati, fino a quando i raggi del sole mutavano di colore: dal
giallo della chiara luce dell'alba, al rosso del tramonto sempre più cupo, fino a divenire il blu e poi il nero della notte.
Capiva che un altro giorno era passato inutilmente.
E sentiva il freddo penetrarle dentro le ossa.
Ma, come ho raccontato all'inizio, la Natura è una Grande Mamma e i suoi abitanti tanti fratelli di quelli estremamente premurosi.
Così un enorme abete, il più vecchio e solido del bosco provvisto di una bella cavità nel suo largo nodoso tronco, abbassò i suoi rami -quelli vicini al terreno- per fare salire la piccola.
L'interno di quella cavità era un luogo comodissimo per ripararsi e dormire: dentro le pareti erano rotonde, calde, rassicuranti, accoglienti, dove tutto era ricoperto e tappezzato di un bel muschio spesso, morbido, profumato.
Aveva trascorso tanti anni durante i quali non passava giorno, ora, secondo, minuto, in cui non ripensasse a quel momento in cui -per inseguire un leprotto dalle lunghe orecchie a punta che si intravedevano tra il verde- si era allontanata dalla mamma, per poi mettersi a correre con tutte la forza delle sue gambe di bimba dietro a quel coniglietto veloce come il vento!
Nell'euforia dell'inseguimento non si era accorta di essersi allontanata troppo, inoltrandosi tra i tanti alberi e gli arbusti del bosco che si infittivano sempre più.
Anche il tracciato del percorso, prima composto da sassolini, poi diventato terriccio, erba, infine fogliame, era sparito.
Intorno solo il bosco e i suoi abitanti: lepri, scoiattoli, furetti, caprioli, piccoli roditori, lucertole colore dello smeraldo, serpenti e serpentelli striscianti e invisibili nel loro muoversi silenzioso.
Ma la Natura e il suo mondo sa essere molto più protettivo di quello esterno, quello dove gli esseri umani vivono le città caotiche, fatte di strade, palazzi, traffico, negozi, e gente, tanta gente a volte indifferente.
Lì no: lì tutti erano estremamente protettivi e pronti ad aiutarla.
Sole era una bambina radiosa come il suo nome, e dopo il primo momento di angoscia data dalla consapevolezza di essere sola, si lasciò guidare da quella fiducia che aveva sempre dentro di sé nei confronti del mondo, che fossero le persone o il Regno della Natura e i suoi abitanti.
Una notte che la paura aveva preso il sopravvento per l'ululato dei lupi durante il plenilunio, qualcuno bussò contro il tronco vicino alla cavità che era diventata la sua casetta.
Prima un po' timorosa, poi con quella curiosità che in lei prendeva sempre il sopravvento, si affacciò da quella che era diventata la "sua finestra".
Difficile descrivere lo stupore quando si accorse che chi aveva bussato era un folletto.
Sì proprio un folletto, uguale identico a quelli che aveva sempre visto nelle illustrazioni e nelle descrizioni delle fiabe che la mamma le raccontava: una simpatica e buffa faccetta dal naso rotondo, le guance rubizze, gli occhi vispi e buoni, il sorriso accattivante, e una morbida barba bianca lunga quasi ai piedi.
Poi un berretto rosso, la cui punta ricadeva morbida sulla spalla.
Il corpo piccolo e cicciottello era rivestito da una tutina dello stesso rosso del cappuccio.
In fondo spuntavano due scarpe rotonde di un bel giallo oro.
Dopo il primo momento di sgomento Sole si tranquillizzò per l'aspetto rassicurante e bonario del folletto dai modi gentili, soprattutto per quel sorriso così tenero e divertito che si allungava tra quelle guance paffute che la lunga barba non bastava a nascondere.
"Cosa fai qui ragazzina, tutta sola in questo grande bosco?"
Sole, tra un singulto e un sorriso, raccontò la sua triste storia, il suo essersi involontariamente allontanata dai genitori per inseguire il leprotto, e così, essersi perduta per sempre.
Raccontò però anche il grande aiuto ricevuto dalla Natura e dai suoi incredibili abitanti che l'avevano consolata e nutrita portandole frutta di ogni genere, latte munto da certi bovini selvatici felici di contribuire a farla crescere, e poi certe bacche rosse dal sapore dolce/asprigno che lei adorava.
"Vieni con me piccola Sole, perché come vedi noi folletti ti conosciamo già e sappiamo la tua storia.
Forse non ne sei consapevole ma sono passati diversi anni da allora e tu sei cresciuta, non sei ancora adulta ma sei una giovanissima ragazza di circa 15 anni.
Vieni, ti mostrerò dove abitiamo noi folletti: è il nostro regno."
Sole, felice di avere trovato finalmente qualcuno con cui parlare e condividere quel tempo interminabile vissuto senza alcuna presenza, lo seguì senza farsi pregare.
Enorme fu il suo stupore quando il folletto si trasformò in aquila.
L'aquila allargò le grandi ali e le disse: "sali sul mio dorso e mentre voliamo ti racconterò".
Sole salì e l'aquila iniziò il suo racconto.
Disse che alcuni boschi sono chiamati dagli esseri umani "Terra di Mezzo", perché sono una sorta di ponte tra la terra abitata dagli umani e una dimensione superiore e sconosciuta ma ancora più magica.
Il bosco dove Sole si era perduta era appunto una Terra di Mezzo abitata non solo dai folletti ma anche da fate, streghe, elfi, spiriti delle acque, e tante altre creature magiche.
Anche tra i folletti c'erano molte diversità: alcuni buoni come era lui, altri un po' maligni come ad esempio i "Bogle", che però perseguitavano solo i bugiardi e i cattivi.
Poi c'erano i "Troll", che avevano una forte avversione per la luce.
Tutti queste varietà di folletti era racchiusa con il nome generico di "Bogie".
Intanto Sole, che volava viaggiando tra nubi soffici come zucchero filato, guardava giù tenendosi stretta alle ali della sua aquila che ad un certo punto iniziò a scendere velocemente, fino ad atterrare in uno spazio ricco di fitto muschio di un bel colore verde intenso, morbido e profumato di resina e rugiada.
Sì guardò attorno e vide l'entrata di una bellissima grotta dalla quale filtrava una luce calda ed accogliente.
Intanto l'aquila si era nuovamente trasformata nel suo amico folletto che si voltò dicendole:
"ah ... non mi sono presentato, io mi chiamo Pixie, e ti ho portato nel luogo dove abitiamo noi folletti che facciamo parte di coloro che -pur essendo un po' dispettosi come gli altri- possediamo anche una parte generosa.
Per questo motivo ogni Vigilia di Natale esaudiamo il desiderio di una persona che sappiamo avere il cuore puro, privo di invidie e di gelosie, o di altri sentimenti negativi che inquinano l'anima.
In questa Vigilia abbiamo scelto te Sole perché, se non lo sai, oggi è il 24 dicembre.
Il 24 dicembre è una data speciale, è la giornata che precede il il Natale.
E nella notte che precede il Natale qualunque Magia si può avverare!
Tu dormirai nella nostra grotta, e se il tuo cuore è veramente ciò che noi crediamo, una Magia accadrà."
Sole, che era oltremodo stanca e sbadigliava per il sonno, non capì esattamente il significato delle parole di Pixie, ma accettò di buon grado.
Sì addormentò in un letto composto da tanti strati di foglie alternate a fieno e muschio.
Intanto i folletti erano spariti, ma le avevano lasciato acceso, in una specie di caminetto, un bel fuoco scoppiettante di faville.
All'improvviso, nell'oscurità della notte, la grotta si riempì di mille lucine minuscole come puntini ma più brillanti dei diamanti.
Sole si svegliò di colpo e il suo sonno, la sua stanchezza, la confusione, sparirono.
Sì guardò intorno e osservò stupita che quegli innumerevoli puntini così scintillanti si erano riuniti in un'unica scia di luce incredibilmente luminosa.
Questa scia si snodava come una strada lungo la quale Sole si mise a camminare.
Alla fine della strada si ritrovò all'esterno della grotta.
Era come in un sogno, eppure sapeva benissimo di essere sveglia!
Continuò lungo un percorso che sembrava costruito con la luce delle stelle.
Provava uno strano batticuore nel petto: non sapeva il perché, eppure avvertiva che qualcosa stava per succedere: un miscuglio di sensazioni ed emozioni si agitavano in lei quando all'improvviso apparvero due figure laggiù, in fondo alla strada.
Quell'uomo e quella donna avevano qualcosa di assolutamente speciale, di familiare.
Avvertì un'emozione che bussava con forza alla porta del suo cuore. Chi erano?
Li vide avvicinarsi piano, poi con passo sempre più affrettato, fino a correre per venirle incontro.
Sole, con il cuore che le scoppiava nel petto non ebbe dubbi: erano mamma e papà, i suoi genitori perduti!!!
Sì, forse il viso della mamma era un po' meno liscio di come lo ricordava in quel "fermo immagine" di bambina.
E tra i capelli neri del papà, si intravedeva qualche filo imbiancato, e qualche lieve ruga, ma il sorriso e l'espressione degli occhi ... mio Dio...quelli erano identici!
Li avrebbe riconosciuti SEMPRE, fossero passati secoli li avrebbe riconosciuti!
Si abbracciarono tenendosi stretti stretti tutti e tre, con quella forza unica che dà l'amore.
Un abbraccio dove incredulità, gioia immensa, gratitudine, sensazione di irrealtà mista a timore che tutto svanisse, si fondevano in un'unica immensa emozione.
Si erano riuniti!
Il cuore di Sole ora scaldava e risplendeva più dello stesso astro di cui portava il nome.
Sì presero tutti e tre per mano. Strette strette quelle mani, incamminandosi per la via del ritorno che li avrebbe riportati alla loro casa.
E gli amici del bosco, direte voi?
Bè, ovvio che i Folletti non erano sorpresi: erano stati loro, con i tanti rituali un po' misteriosi che possedevano quali abitanti un po' speciali del bosco, avevano indirizzato quella sorta di miracolo.
Ma, in realtà, quella Magia non si sarebbe potuta avverare se non si fosse realizzata nella notte del 24 dicembre, notte che precede il Natale.
Sole, per la prima volta nella sua vita, avrebbe trascorso il giorno più bello dell'anno con i suoi genitori, e tutto sarebbe stato indimenticabile!
In seguito sarebbe poi tornata al bosco per ringraziare ed abbracciare tutti i suoi amici, i suoi compagni di sempre che l'avevano amata, accudita, cresciuta.
Ma tutto questo, e non dimenticatelo, è potuto avvenire per quella Magia -unica al mondo- che il Natale porta con sé da sempre.
Per la precisione, dalla Notte del Tempo dei Tempi!
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