Tea e il senso della Vita



Tea si chinò sulla sponda dello specchio d'acqua che si trovava presso la capanna che abitava. Era una piccola casa nascosta tra due grossi cespugli all'entrata del bosco che si apriva alle spalle dell'abitazione.
Sì chinò per guardarsi, con quella curiosità di chi si fa sempre troppe domande in cerca di risposte.
Si guardava sperando di capirsi "dentro".
Capire chi era.
Scrutare se dal suo viso traspariva quel suo "dentro."
E quello specchio d'acqua, simile a un minuscolo lago, o a un'ampia pozzanghera di acqua trasparente, le restituiva l'immagine di una giovane donna dal viso grazioso ma corrucciato.
I capelli castani erano raccolti in una piccola coda morbida.
Ai lati delle tempie sfuggiva qualche ciocca più chiara che donava al viso un non so che di fanciullesco.
Tea viveva sola.
Aveva amici se voleva, che forse sarebbero stati felici di andare a trovarla per parlare un po' con lei. Sapeva che era così.
Perché le dicevano che era bello parlare con lei, lei che aveva una visione così strana e particolare della vita.
Strana per loro ovviamente, che -anche se vivevano poco lontano dal boschetto- erano già immersi nella frenesia della città, di quella quotidianità fatta di lavoro, famiglia, e il tran tran di impegni vari non rimandabili.
Lei era diversa.
Era una che non si faceva distrarre da quel tipo di frenesia, non era da quello che si faceva coinvolgere.
Svolgeva ciò che doveva fare come tutti, ma questo non la distoglieva dalle mille domande che sapeva già non avere risposte, ma che non riusciva a non porsi.
Quello che la faceva soffrire era il non riuscire a esprimere agli altri il suo modo di pensare la vita.
Non ce la faceva con nessuno, ma proprio nessuno.
La Vita, quella vita incredibile che tutti semplificavano in una routine più o meno sempre uguale, riuscendo perfino a renderla banale con quel costringerla dentro schemi mentali precisi, rigidi, senza spazi per la fantasia.
Proprio non riusciva a farsi capire, e questo la faceva sentire sbagliata.
E inadatta.
Perché se la maggior parte delle persone non ci provavano neppure a "entrare" nella sua testa, allora era lei, Tea, quella sbagliata, quella che si tormentava inutilmente.
Anche gli altri si facevano domande, ma poi non si sfinivano per trovare risposte che forse non c'erano.
Tea invece interrompeva il flusso dei suoi pensieri solo quando non ne poteva più, e sentiva salire dentro quel senso d'impotenza e di solitudine.
Ma poi riprendeva.
Pensava che la vita fosse qualcosa di assolutamente diverso da com'era concepita dagli esseri umani.
Un "mistero misteriosamente misterioso", ecco cos'era!
Perché quella Natura che la circondava, che lei vedeva mutare giorno dopo giorno con il mutare delle stagioni, era qualcosa... ecco... era qualcosa di così pazzescamente fantastico da lasciarla senza fiato!
Era tutto così perfetto: il risveglio della Primavera dal silenzioso sonno dell'Inverno.
La neve, che aveva protetto con la sua morbida coltre i semi nascosti sotto la terra, ai primi tiepidi raggi del sole si scioglieva per lasciare spazio a quel terreno, libero così di assorbire il calore dei primi raggi di sole.
Sole e calore che -con l'arrivo dell'Estate- si sarebbe rafforzato fino a fare esplodere di verde e di linfa la vegetazione.
E allora ecco quell'infittirsi di fronde e di foglie, di fiori e di farfalle, di bacche rosse un po' asprigne, e morbidi lamponi da schiacciare tra la lingua e il palato per assaporarne la dolcezza, e ancora, rotonde more succose dal colore violetto nascoste tra i rovi dei cespugli... e dopo?
Bè, dopo tutto si sarebbe nuovamente assopito nei colori caldi dell'Autunno, in quelle foglie che, stanche, a una a una avrebbero lasciato i rami degli alberi per coprire il terreno con la loro improvvisa fragilità, fatta di tenui marroni striati di giallo e pallidi verdi.
Eppure le persone sembravano non accorgersi di questo miracolo, tutti presi com'erano da una quotidianità fatta di piccoli o grandi desideri di "cose", oggetti da possedere, obbiettivi economici o di carriera da raggiungere, imprigionati in quella corsa che portava tutti verso un'unica direzione anche se attraverso strade, viottoli, a volte scorciatoie, diverse.
Diverse ma tutte uguali, però, nel diventare il mezzo per raggiungere denaro, successo, benessere materiale.
Anche lei lavorava, certo, o non avrebbe potuto sopravvivere, ma riusciva comunque a percepire il senso della vita.
Non sapeva se era il suo, il vero significato di quel "succhiarne il midollo", se quello giusto, ma sapeva che quando passeggiava al tramonto e vedeva il sole incendiare di rosso e oro le cime degli alberi, o ammirava l'arcobaleno dopo un violento temporale...ecco che allora tutto acquistava senso!
E la dolcezza che percepiva, che avvertiva quasi sulle labbra nell'ammirare quell'arco nel cielo fatto di sfumature rosse, gialle, violetto, era dolce come nettare d' ambrosia.
Eppure, anche se circondata da tanta bellezza, si sentiva sola.
A volte accadeva di colpo, così, improvviso come il lampo, quella sensazione di "vuoto", di essere sola al mondo, aliena in una terra di alieni.
Ed era come spegnere all'improvviso una luce che illumina, e piombare nel buio.
Non si sentiva sola fisicamente, non era questo: se voleva aveva chi la veniva a trovare, e perfino alcuni abitanti del bosco arrivavano sempre.
Come il piccolo cerbiatto dal mantello fulvo che ogni mattina si avvicinava cauto alla ciotola dove lei lasciava sempre un po' di cibo.
O certe cinciallegre dal petto di un bel colore azzurro, che svolazzando numerose intorno a lei, le davano il buongiorno con un gioioso cinguettio e quel frullio festoso delle piccole ali.
Allora cosa ... perché quella sensazione di inadeguatezza, di qualcosa di sbagliato in lei?
Così, una mattina, decise di accettare l'invito di un'amica di passare una settimana da lei, in un piccolo appartamento che si trovava nel centro del Borgo, a qualche chilometro di distanza dal suo bosco.
Era un Borgo molto grazioso e caratteristico, per questo motivo meta di moltissimi turisti.
Tea non era abituata a tanta gente, tanta confusione, tanto rumore, dove la bellezza del luogo era inficiata da qualcosa che non apparteneva a quelle stradine medioevali, alla piccola chiesa in cima alla collina, a quei negozietti pieni di oggetti caratteristici di fattura semplice ma curata.
Non era a suo agio.
Non andò via prima della settimana accordata con l'amica che l'aveva accolta con tanto affetto, no: non voleva ferirla, le voleva bene, e poi era sempre felice con lei, sempre serena e allegra.
Ma le mancava il suo bosco.
Le mancava il profumo delle stagioni, il suo cerbiatto che chissà, forse si stava guardando intorno smarrito nel vedere la sua ciotola vuota.
E poi il profumo di quell'aria pulita e frizzante di primo mattino, con la rugiada come gemme trasparenti sulle foglie.
E il profumo della notte poi... Quello non aveva eguali perché, se non lo sapete, il profumo della notte in mezzo al verde non si può proprio descriverlo, solo respirarlo così, a pieni polmoni. E...mi raccomando, con gli occhi chiusi!
La settimana terminò e Tea abbracciò stretto l'amica, la ringraziò, e l'invitò a sua volta a trovarla.
Ma sorridendo l'amica declinò l'invito e rispose:
"no no, grazie mille, lo sai che non potrei resistere in mezzo al "nulla"! Mi chiedo sempre come fai tu a rimanere in quel silenzio, in quella solitudine..."
Tea le sorrise.
Le sorrise sincera, con le labbra e con gli occhi.
Pensava a quanto fosse lontano il pensiero dell'amica dalla sua realtà.
Così come la confusione, la frenesia della città, il rumore, il vociare che toglie la magia di certi silenzi, lo scontrarsi tra persone nel camminare, le troppe luci artificiali che oscurano quella del giorno, fossero così poco desiderabili per lei rispetto al "suo" mondo...
Ecco, pensò a come tutto ciò che per lei erano sovrastrutture, "costruzioni" create dagli uomini, riuscissero a celare il vero "cuore" della vita.
Impedire la strada per arrivare alla sua verità.
Era come rivestire la Natura di un abito falso e inutile, che nascondeva e ne mistificava la sua vera bellezza.
Che in realtà immergersi in Lei, nella sua realtà, è il modo più profondo per immergersi nella vita.
Quella VITA che solo se vissuta nella sua essenza, possiamo rendere straordinaria.

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