Ancora qualche parola su Van Gogh

 


Perché ho amato Vincent Van Gogh e i suoi dipinti così, da subito, fin da bambina, incantata da qualcosa che non sapevo spiegarmi né definire?
Ecco, io non lo so esattamente quel perché.
Non lo sapevo allora e non lo so neppure oggi, da adulta, ma questo amore non si è mai spento, anzi, si è rafforzato nel tempo.
Mostra dopo mostra, catalogo dopo catalogo, libro dopo libro purché parlasse di lui, della sua vita, dei suoi tormenti, di quella sofferenza giù giù...nel fondo più profondo.
E più leggevo più mi sembrava di afferrare qualcosa di lui, che però la pagina dopo sembrava smentire.
Inafferrabile come lo sono le bolle di sapone, che appena ti sembra di toccarle scoppiano.
Mi sembrava di riuscire a coglierlo quando riconoscevo certi vuoti, certi angoli bui e nascosti in una parte dell'anima, certi sconforti, certi sensi di inadeguatezza al mondo reale in cui, a volte, ci si sente persi nella sua imperfezione.
Con i suoi abitanti non sempre così affini tra loro, diversi in ciò che ognuno "sente" dentro di sé, alla ricerca di un altro da sé con cui essere in sintonia per riempire vuoti, illudersi di non essere soli in quel confrontarsi.
Ho letto tanto sulla sua apparente personalità, la sua ritenuta "pazzia", eppure io non sono mai, ma proprio mai, riuscita a considerarlo un pazzo.
È brutto sentirsi alieno in un mondo di "normali" che ti giudica solo perché non riesce a entrare in quel tuo modo di essere, di percepire, di quel "sentire" che non è il loro, ma è solo tuo: il "TUO" mondo.
L'amputazione che si procurò all'orecchio fu per molti, se non per tutti, la conseguenza della sua follia.
Tante sono state le ipotesi sulla motivazione di quel gesto estremo.
Alcuni scrivono che si sia tagliato l'orecchio per una delusione d'amore.
Altri per la fine dell'amicizia totalizzante tra lui e Gauguin.
Il 23 dicembre 1888 la loro grande amicizia si troncò in modo tragico.
Van Gogh e Gauguin quella notte litigarono violentemente, forse per divergenze artistiche, forse per contendersi i favori di Rachel, una prostituta di una Casa di Tolleranza che ambedue frequentavano.
Più realistico il fatto che Gauguin volesse andarsene -decisione che mise in atto- mentre il pittore olandese non poteva accettare l'abbandono dell'amico.
Troppe le ipotesi che non avranno conferme né disconferme.
Solo Vincent sa cosa gli ha attraversato la mente, il cuore, quella sua anima piena di stelle e di tormenti, nell'attimo prima di quel gesto fatale.
A me è sempre apparso come l'atto impulsivo dettato da una grande disperazione, data dalla consapevolezza che non sarebbe MAI stato capito da nessuno. Tantomeno accettato per ciò che era.
Da qui una sensazione d'infinita solitudine, di totale impotenza.
E siccome doveva essere uno che non voleva né poteva rassegnarsi a tutto questo, e neppure poteva adeguarsi alla realtà degli altri, forse scelse di uccidersi.
Così, in un impeto di rabbia, o al contrario, in un momento di stanchezza, di ineluttabilità alla speranza di essere compreso e "accolto".
O, ancora, forse si è ucciso per non scendere a compromessi con se stesso, sapendo che non avrebbe resistito, che l'urgenza della sua natura troppo sensibile era impossibile da capire per gli altri, che avrebbe potuto salvarsi solo così, con il rifiuto della vita.
Io credo, contrariamente al pensiero più generalizzato, che spesso si uccide chi ama troppo la vita.
Oppure chi lo sa, hanno parlato anche di omicidio da parte di ragazzini.
Circa la motivazione, quindi, hanno fatto davvero tantissime supposizioni.
Supposizioni sulla sua vita prima, e sulla sua morte dopo, e io non voglio partecipare a un gioco che sminuirebbe la sua grandezza e la sua unicità.
Che non toglie, non aggiunge, non cambia nulla di ciò che è stato
Un artista immenso ed eterno nel tempo.

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