Un consiglio attraverso Aurora




Si potrebbe iniziare, come ogni fiaba che si rispetti, con le parole "c'era una volta".
Ma questa non è una fiaba.
È una storia.
Una storia dei nostri giorni.
Una storia anche di giorni passati.
Una storia, forse, anche di giorni futuri.
Una storia che si perde nella notte dei tempi, e che forse rileggeremo anche nelle notti dei tempi a venire.
È la storia di Aurora.
Aurora che aveva in sé, dentro di sé, i colori luminosi del sole che sorge.
I gialli dorati.
Quelli ancora tenui, ma con una luce quasi abbagliante in quel chiarore.
E quei rosa teneri, così delicati, quando il sole li deve ancora rafforzare, essendo solo l'inizio del giorno.
Aurora che aveva quella sua mente che correva veloce più del vento, dove i pensieri, le idee, le immagini, i sogni, le fantasie, i progetti, le speranze, tutto ciò che una mente può produrre insomma, tutto questo si rincorreva a velocità della luce, in un accavallarsi di voglia e desiderio di vita, di sensazioni, ed emozioni che sentiva scorrere dentro le vene come un fiume in piena.
La vita come un'arancia, di quelle grosse, turgide, mature fino a scoppiare, e da tagliare in due.
Per poi spremerla tra le labbra aperte, direttamente dentro, così, a bocca spalancata.
E assaporarne ogni stilla fresca e bruciante insieme.
Ecco, secondo voi che mi state leggendo, è possibile che tanto entusiasmo, tanta fiducia, tanta energia, tanta passione -e ogni caratteristica descritta di lei, vissuta all'ennesima potenza- possa avere un esito, se non felice, almeno positivo?
Aurora correva verso le persone e le avvolgeva con la sua passione.
E quando lo faceva le brillavano gli occhi.
Per ricevere altrettanto, direte voi?
No, no no no!
Lei voleva solo ciò che "sentiva" e conosceva: sentimenti sinceri, autentici, come li percepiva lei che conosceva solo quelli.
E poi sorrisi.
E simpatie.
E risate a piena gola.
E sopra ogni cosa, sopra ogni fottutissima cosa per lei d'importanza assoluta, voleva VERITÀ.
Verità profonda.
Quel parlarsi senza mai mentirsi.
Senza mai doversi chiedere:
"sarà sincero/a?"
"Penserà davvero ciò che dice?"
"Sarà leale quanto me...e il suo sentimento, quest'amicizia speciale, sarà davvero per sempre?"
NO.
Ovviamente non è esattamente così la vita, e le persone che incontriamo, che ci viviamo in questo breve tratto di strada non la pensano sempre allo stesso modo.
Era allegria Aurora.
Era forza.
Era volontà.
Ed entusiasmo.
Era altruismo e amore.
Era energia e vitalità.
Ma quando tutto è così estremizzato, quando conosci soprattutto il bianco e il nero, o anche altri colori, ma tutti a tinte forti, allora...allora ecco...ecco che tutto cambia.
Non subito, ovvio.
Perché chi è come Aurora è tenace, cocciuta, determinata, e dà tante chance, e ci prova, e ci riprova...ma a ogni delusione (lei questo non lo sapeva), a ogni delusione una piccola briciola di allegria, e poi un'altra piccola briciola di entusiasmo, e un'altra minuscola di forza, e poi...
E poi c'è la fiducia, quella profonda infinita fiducia in chi crede senza difendersi... ebbene, tutto questo alla fine svanisce.
E si perde ogni giorno un po', senza saperlo.
E anche quella bellissima luce che si irradia perde ogni giorno qualcosa di sé.
Non vi racconto tutto il percorso di Aurora: troppo lungo, troppo difficile da raccontare perché non è, come vi ho detto all'inizio, una fiaba.
Non ha quel bel finale un po' scontato ma che è una carezza per il cuore del "... e vissero felici e contenti per tutta la vita!".
No.
Aurora crebbe, divenne adulta, ma il suo animo non era cambiato.
Ci provava, ma rimaneva uguale.
Forse la sua sfortuna, o il suo errore, fu di non riuscire a cambiare se stessa, e rendersi adeguata alla realtà della vita che non è una fiaba.
La trovarono un giorno rannicchiata sotto una bellissima quercia piena di fronde e di rami così lunghi, verdi, piegati sotto il peso di tante pigne gonfie di frutti.
Così lunghi e piegati quei rami, da sfiorarle i capelli ed il viso quasi a proteggerla.
Non è una storia triste, non credetelo.
È solo il racconto di una ragazza che non sapeva adattarsi a ciò che NON era.
Ciò che non era una vera verità.
Ciò che non era vero sogno, ma solo un surrogato.
Ciò che credeva affinità di testa e di cuore con chi le diceva: "sei magica, e io solo/a ti capisco."
Questa storia è un po' avvertimento e un po' consiglio, per tutte quelle ragazze fatte di luce "dentro".
Perché capiscano che anche le ombre esistono, e non sono meno importanti della luce.
Che imparare ad accettare qualche realtà che non piace non significa rinnegare ciò che si è.
Che ciò che si è, può servire agli altri per vedere colori diversi, colori che non conoscevano, ed è già tanto così.
Che la vita è sì midollo da succhiare, ma ognuno prende e succhia a modo suo, ciò che riesce, e come riesce, e solo ciò che vuole.
Che forse è giusto così.
Bisogna rendere straordinaria la propria vita, ma la straordinarietà è di ognuno.
E per ognuno diversa.

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