Robby e la libertà conquistata - Interpretazione


Per meglio comprendere la problematica del nostro protagonista, contenuta nel racconto "Robby e la libertà conquistata", diamo prima la definizione psicologica del disturbo che la caratterizza.

A premessa del racconto abbiamo scritto: "A proposito di DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo)", di cui DOC è appunto l'acronimo.
Per tutti coloro che non sono a conoscenza del disturbo, o non addentrati nel campo psicologico, diamo una spiegazione semplice della definizione.
Questo per facilitare a tutti la comprensione del comportamento di Robby descritto nel racconto.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è caratterizzato da pensieri, immagini, impulsi, ricorrenti.
Questi innescano nella persona un meccanismo ansiogeno "obbligandolo" a mettere in atto azioni materiali o mentali in maniera ripetitiva (appunto compulsiva) per abbassare l'ansia.
È un disturbo che può esordire sia nell'infanzia che nell'adolescenza o nella prima età adulta.
Se non adeguatamente e precocemente curato può cronicizzarsi nel tempo.
Ora una brevissima spiegazione dei due termini.

LE OSSESSIONI:
sono pensieri, immagini, impulsi intrusivi che non si riescono a "bloccare", per questo motivo vengono percepiti come incontrollabili da chi li subisce.
Quindi fortemente fastidiosi e disturbanti.
Vista l'incapacità, o meglio l'impossibilità di gestirli, creano spesso anche sensi di colpa.

LE COMPULSIONI:
Sono la "messa in atto" di questi pensieri ossessivi.
Cioè i pensieri ossessivi vengono "agiti" diventando così comportamenti ripetitivi e ritualizzati ( come controllare, contare, lavarsi ... ecc.) che servono a contenere l'ansia e il disagio emotivo delle ossessioni prima citate.
Le cause di questo disturbo non sono ancora state chiarite.
Sì ipotizza un legame tra più fattori: genetici, biologici, ambientali.

Dopo questa breve premessa, dove la semplicità della spiegazione è d'obbligo per farla arrivare a tutti, vediamo di interpretare il racconto.
Se avete letto la descrizione del comportamento del giovane Robby -a cavallo tra l'adolescenza e la prima età adulta - avrete sicuramente notato, e vi avrà colpito, il suo ritualizzare ogni sua scelta, mai casuale, ma sempre seguendo uno schema rigido.
Robby non sceglie un percorso "casuale" per fare la sua escursione in mezzo al verde della natura: no, è un percorso -se così si può dire- "premeditato".
Perché premeditato?
Bè, perché era quello che conosceva meglio, che gli apparteneva di più, quello più "suo" perché ne conosceva ogni tratto, ogni curva, ogni variazione, ogni cambiamento del terreno: da solido a più franoso, da rettilineo a più ripido, e la posizione dei cespugli, i tratti più agevoli e quelli un po' più difficoltosi, ma per lui "giusto", perché assolutamente privo di qualunque imprevedibilità.
E così il paesaggio, che si ammirava dall'ampio sentiero che divideva le due vallate.
Così le siepi, e gli arbusti che lo costeggiavano.
E ... ebbene sì ... perfino i tanti sassi e i tanti ciottoli disseminati nel terreno!
Lo pensate noioso tutto questo? NO!
Assolutamente no: non per Robby almeno.
Lui lo aveva scelto, in assoluta buona fede e convinzione, proprio per mettersi alla prova.
E VINCERLA, questa prova!
Sì, perché Robby era un ossessivo-compulsivo in quel suo comportamento ripetitivo fino allo spasimo.
E lo sapeva...oh se lo sapeva!
Nessuno meglio di lui.
E voleva uscire da quella gabbia che un giorno gli aveva imprigionato l'anima!
Perché non ne poteva più Robby.
Ne era esasperato.
Stretto dentro come in una camicia di forza.
Una morsa che gli attanagliava il cuore nel petto.
Obbligandolo a guardare e seguire con gli occhi fissi e bassi solo ciò che avrebbe potuto "camminare" anche se glieli avessero bendati.
E NON voleva più: aveva 17 anni e il mondo e il futuro tra le mani.
Quel mondo da poter guardare ed ammirare in ogni sua direzione, ogni suo angolo, ogni sua altezza, ogni sua incredibile e infinita varietà di meravigliose bellezze ... e invece no!
No, NON poteva.
Ci provava con tutte le sue forze, la sua volontà -almeno così credeva- eppure NON ci riusciva.
Ma VOLEVA guarire.
Percorrere ossessivamente quel tragitto proprio perché lo conosceva come le sue tasche, senza nessun imprevisto, niente di sconosciuto, ogni cespuglio, ogni filo d'erba, e ora anche ogni piccolissimo sasso, o grande blocco, o ciottolo puntuto o liscio che fosse, lo conosceva e riconosceva ...
Tutto sotto controllo insomma, proprio TUTTO!
Per questo voleva non guardare in terra, non aggiustare il passo con il terreno a seconda della sua consistenza, delle sue variazioni.
Soprattutto SMETTERE di guardare ossessivamente in terra, fino a che gli occhi non gli lacrimavano per il bruciore a forza di contare tutti quegli innumerevoli, infiniti, maledettissimi sassi!
Aveva deciso di vincere quell'ossessione che lo tormentava, che lo riportava sempre nello stesso luogo.
Quello che non aveva sorprese per lui.
Così come voleva cambiare quella modalità altrettanto mortalmente ossessiva di lavarsi: prima l'ascella destra che gli veniva così scomoda da lavare per prima.
Eppure lo eseguiva in modo più accurato, più a fondo, più a lungo con la mano sinistra anche se non aveva nessunissima facilità ad usarla.
Proprio per questo lo faceva con ostinazione.
Basta basta basta!!!!!
Non ne poteva più.
Per questo ora si ritrovava nel "suo" sentiero, deciso a ripercorrerlo senza ritualizzare ogni suo comportamento, senza ripeterlo come una moviola impazzita.
Ma non ce la fa Robby: il suo sguardo si fissa ancora di più a contare i sassi del terreno ... oddio quanti sono quei sassi!
E la schiena un po' curva a contare, seguire, contare ... fino a perdere il senso del tempo e dell'orientamento.
Fino a non trovare più quel suo familiare percorso che lo riporta sempre a casa.
Il resto lo sapete se avete letto il racconto.
Verrà ritrovato la notte, svenuto e semiassiderato dal suo fedele cane, dai genitori, dai tanti amici, dal suo vero mondo.
Quel mondo più semplice e vero di quello ossessivo e tiranno che abitava nella sua testa.
Questa esperienza terribile lo guarirà, e -come nel titolo del racconto- Robby riconquisterà la sua libertà che aveva perduto per viversi il futuro che lo sta aspettando.
Questo è un racconto, non sempre capita che sia un evento così traumatico a guarire, ma con un buon supporto psicologico sì: si può e si deve per vivere.
Finalmente liberi.

Non perderti gli altri post del nostro Blog, clicca su "segui" alla Home Page e diventa un nuovo follower!

Commenti

Post popolari in questo blog

Per tutti coloro in cerca di se stessi

COMINCIA DALLA TUA UNICITA'

Oltre la fiaba