Oltre la fiaba

 

Il saggista Massimo Ammaniti "divide" il mondo dei bambini, e quindi quello dell'infanzia, in due momenti: quello del giorno e quello della notte.

Il mondo del giorno è quello dei legami affettivi con i genitori, i fratelli, i compagni di gioco. Quello dove si incontrano e si creano rapporti, nuove conoscenze, il mettersi alla prova per la propria autoaffermazione ed autostima.

Poi c'è quello della notte, popolato dai personaggi e dagli eventi che prendono vita e corpo attraverso fantasie e sogni. Quindi streghe, orchi, figure minacciose, attraverso le quali si deformano le immagini di quegli adulti che si percepiscono come minacciosi e "cattivi".

Sigmund Freud e Melanie Klein, attraverso le loro ricerche, sostenevano che nel bambino - fin dai primi anni di vita - convivono sia pulsioni vitali che pulsioni distruttive.

La Klein afferma che nelle fantasie del bambino esistono figure persecutorie che minacciano la sua sicurezza e tranquillità. Figure cariche di negatività che esprimono la propria aggressività attraverso una avidità orale, come avviene nella fiaba di "Hansel e Gretel", dove la strega cattiva vuole divorarsi i bambini. 

Di fronte a queste fantasie i bambini hanno il bisogno di ricorrere a figure "magiche" che sconfiggano il nemico. In questo modo ci si rende conto in maniera graduale che il bene e il male coesistono, arrivando così a una visione più completa di sè e degli altri.

Però - se è vero che dentro a ogni adulto rimane "il bambino" - possiamo ritrovare anche in noi la capacità e la voglia di accostarci ancora alla fiaba. Di mantenere quel "senso del magico" che ci lascia la capacità di perderci in fantasie, quelle che abbiamo timore di mostrare agli altri convinti di non essere compresi, oppure feriti, e proteggerci così con i propri meccanismi di difesa. Nascondere ai più quella magia che in qualche piega dell'anima abbiamo custodito in noi e che manda scintille di luce.

E' vero però che possiamo ricorrere a strategie che vanno a "pescare" nel nostro inconscio facendo risalire alla superficie ciò che spingiamo giù.

Se - ad esempio - chiediamo ad un adulto di scriverci una fiaba e questi ha la voglia e la curiosità di superare l'immediato istinto del rifiuto - ritenendola una richiesta inutile o assurda - scoprirà cose nuove creative, spesso sconosciute di sè, che rimanevano nel profondo.

Tutto questo arriverà con una modalità diversa, divertente, leggera, che arricchisce passo dopo passo una visione positiva di sè: un po' "magica" insomma. Questo perchè nella scrittura di una fiaba la persona si sente più libera di esprimersi, senza imposizioni, costrizioni, nè diffidenze o difese. Finalmente libera di giocare un po', lasciarsi andare, rivelandosi attraverso una simbologia "altra" che nasce dal cuore della propria fantasia più antica, ma che per questo proviene dal proprio "materiale" più nascosto e autenticamente vero.

Le fiabe parlano un linguaggio fatto di immagini che svelano chi le legge, le ascolta, ma soprattutto le scrive, e "illuminano".

C'è poi - come detto prima - tutta una simbologia che aiuta a interpretare e comprendere.

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