Roanne - Interpretazione

 "...che bella fiaba!

ma perché l'hai fatta finire così male?"
È questo che mi hanno chiesto in molti dopo avere letto la storia di Roanne.
Vedo se riesco a spiegarmi.
Ho scritto nel penultimo racconto e nell' ultima fiaba ( "Storia di Lia" e "Roanne") le due facce di una stessa medaglia: la diffidenza di Lia, e la fiducia di Roanne.
In ambedue ho mostrato le conseguenze negative di un comportamento sbagliato: l'eccesso di diffidenza nel primo racconto, così come l'eccesso di fiducia nella seconda fiaba.
La giusta via è sempre nel mezzo.
Sembra un'osservazione banale e scontata, eppure ce ne dimentichiamo quasi sempre quando ci lasciamo trasportare dalle emozioni, che siano positive o negative.
Della eccessiva diffidenza di Lia ne abbiamo già argomentato a sufficienza nella precedente interpretazione del racconto.
Ora mi interessa di analizzare e interpretare il comportamento diametralmente opposto di Roanne, nella fiaba che narra di lei.
Per prima cosa vediamo cosa s'intende in psicologia con il termine "Fiducia", e analizziamo l'etimologia: deriva dal latino "fidere" ovvero fidare, confidare.
Avere fiducia significa concedersi la possibilità e la capacità di "crescere".
Crescere nel significato di apertura mentale verso gli altri, e anche comportamentale.
Con comportamentale intendo un atteggiamento nei confronti degli altri -ma anche verso se stessi- che deriva da una valutazione positiva nelle relazioni.
Per cui si confida nelle proprie e nelle altrui possibilità.
Questo atteggiamento produce come conseguenza un sentimento di sicurezza e di serenità.
Impegno, Cura, Costanza, sono i 3 fattori fondamentali su cui si basa questo sentimento.
Se però tutto questo viene tradito siamo portati a non fidarci più, con il timore che la delusione possa riaprire vecchie ferite di esperienze vissute negativamente.
L'assenza di fiducia, inoltre, porta a difendersi per evitare di venire danneggiati.
Ma torniamo ora alla fiaba di Roanne, abitante della Terra di Mezzo, e del suo Principe.
Per la bella creatura delle acque, non contaminata dalla natura umana a volte troppo superficiale e ingannevole, l'amore verso un uomo è qualcosa di sconosciuto, un sentimento che arriva come un'onda a travolgerla, che non ha nulla di superficiale, che non è dettato da una banale curiosità, ma che le entra "dentro", occupando tutto lo spazio di quel cuore che crede.
Che non conosce, e non comprenderebbe mai, la passione immediata che accende il Principe, come un sogno da bruciare ma che con altrettanta rapidità si spegne.
Quell'abisso che come attirava, poi respingeva.
Roanne no.
Profonde le radici del suo sentimento, simili a quelle di una quercia forte e indistruttibile -e come quelle radici- lo diramava e lo affondava nel terreno fertile e ricco della sua anima.
È così che Roanne offre la sua dedizione e quell' assoluta fiducia, a chi vive solo delle sue certezze: il suo Regno, i suoi sudditi, il suo Castello, i suoi saloni, le sue feste, le sue dame, i suoi Cavalieri, i suoi pagliacci ... una realtà, insomma, che non necessitava di sogni.
Roanne era una novità.
Niente di più che una novità.
Forse una sfida.
O solo uno scrigno da aprire per guardarci dentro e poi richiuderlo.
Ma Roanne era Fiducia.
Poteva difendersi, o anche solo essere più cauta visto il dono ricevuto da Oberon, ma credere in chi le ispirava una fiducia senza remore era nella sua natura di silfide speciale, messa alla prova proprio da Oberon.
Era a conoscenza delle conseguenze se si fosse sbagliata, non un errore il suo quindi, ma una scelta dettata da una certezza.
Che offre così: senza alcun dubbio, senza difese, senza cautele.
Per questo la pozzanghera lasciata nel terreno, era formata da una limpidezza d'acqua, da una trasparenza tale, che avrebbe reso fertile quel terreno.
O avrebbe dissetato qualche piccolo essere della sua Terra di Mezzo.
Perché la Fiducia è, e rimane sempre, un atto d'amore.

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