Dimmi quello che mangi e ti dirò chi sei

 "Dimmi quello che mangi e ti dirò chi sei".

Avrete tutti - o gran parte di voi - sentito dire questa frase. 

Sono parole scritte dal politico e gastronomo francese del '700 Anthelme Brillant - Savarin, nel suo spassoso ed acuto testo "Fisiologia del gusto - o meditazioni di gastronomia trascendentale".

Questo eclettico e brillante uomo dalle innumerevoli vite vissute può essere considerato il primo vero studioso dell'intima connessione tra cibo e psicologia.

Come ogni essere vivente, anche l'uomo si alimenta per sopravvivere ed avere una adeguata energia per svolgere le attività quotidiane. Ciò che lo contraddistingue però, è il pieno di emozioni, aspettative, abitudini di cui il cibo si fa carico.

Questo complesso e inscindibile rapporto tra cibo e psicologia non può e non deve quindi essere trascurato ma trattato, con il rispetto e l'importanza che merita.

Solitamente, quando si affronta un percorso nutrizionale, ci si concentra soprattutto sulle proprietà intrinseche degli alimenti. Su ciò che fa bene e su ciò che fa male al nostro organismo. Bisogna comprendere che quello che consumiamo nutre non solo il nostro corpo, ma anche la nostra interiorità, la qualità dei nostri pensieri e le nostre azioni.

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